Il racconto di giovedì 27 agosto
IL CASO BRAIBANTI RIPORTA A GALLA UNA PAGINA OSCURA DELLA STORIA DEL NOVECENTO ITALIANO
UM ANIMAL AMARELO ALLA RICERCA DELLE RADICI DELL’IDENTITÀ BRASILIANA
UNITI DALLA LUNA: FELLINI E LEOPARDI NELL’EVENTO DELL’ENTE OLIVIERI
La giornata di giovedì alla 56° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro ha preso il via con il caffè cinefilo al Cinema Astra durante il quale il pubblico ha incontrato virtualmente Stefano Miraglia, regista del film in concorso Thick Air. A seguire è stato presentato il numero 700 della storica rivista di cinema Filmcritica, accompagnato dai giornalisti Massimo Causo, Michele Moccia e Andrea Pastor. Il programma cinematografico della giornata è invece iniziato con la prima parte di Corti in Mostra, la sezione a cura di Pierpaolo Loffreda, giunta quest’anno alla sua sesta edizione, che raccoglie la migliore animazione italiana degli ultimi anni. Un programma, presentato dagli autori stessi, che prevede un numero maggiore di opere, seppur generalmente più brevi, in cui risalta una grandissima varietà di tecniche e stili, realizzate da animatori giovanissimi o già affermati, da Virginio Villoresi a Donato Sansone.
Quattro sono stati invece i film del Concorso presentanti, tra i quali un lungometraggio, Um animal amarelo (A Yellow Animal) del brasiliano Felipe Bragança che torna (virtualmente) a Pesaro un anno dopo Bring Me the Head of Carmen M. Con questo suo nuovo lavoro compie un viaggio tra Brasile, Portogallo e Mozambico che scava nel passato coloniale del paese sudamericano per interrogarsi sulle radici dell’identità brasiliana e sulla violenza politica che l’ha formata attraverso la chiave fantastica del realismo magico. Altrettanto interessanti, per quanto profondamente diversi, anche i tre corti, a cominciare da Guardarla negli occhi, presentato dal regista Manuel Billi. Un’opera tra lo sperimentale e il documentario che racconta il viaggio in Toscana dell’autore per salutare un’ultima volta la zia malata, con una telecamera che inquadra ostinatamente le mani delle persone che si alternano al suo capezzale e che non riesce, per pudicizia o paura, a guardare negli occhi la vita che si spegne. A un passo dalla morte si muove anche il regista giapponese Shun Ikezoe con il suo See you in my dreams. Realizzato in 8mm e quasi completamente in bianco e nero, è un viaggio sospeso tra sogno e memoria per comporre un ritratto frammentato e imperfetto della nonna-mamma del regista. Thelyia Petraki con Bella lavora invece su materiali d’archivio e home movies fondendoli a scene di finzione per raccontare la Grecia degli anni ’80 attraverso gli occhi di una protagonista forte che deve però affrontare una quotidianità molto difficile, mentre sullo sfondo si verificano profondi cambiamenti sociali.
Tra i film più attesi di questa 56° edizione c’era sicuramente Il caso Braibanti, il documentario realizzato da Carmen Giardina e Massimiliano Palmese su uno dei processi-scandalo che hanno segnato la storia giudiziaria (e morale) italiana. Un processo a un grande intellettuale come Aldo Braibanti accusato, unico in Italia, di plagio su un uomo proprio nel 1968, rivelando una omofobia radicata nella storia del paese proprio nel mezzo della più grande rivoluzione dei valori del secondo Novecento. Un processo-farsa al quale si opposero i più importanti intellettuali dell’epoca, da Pier Paolo Pasolini a Elsa Morante, da Alberto Moravia a Umberto Eco, ma che non servì a evitare a Braibanti la prigione. A partire da uno spettacolo teatrale dello stesso Palmese, i due registi fondono interviste a protagonisti dell’epoca, immagini di repertorio e scene di finzione per comporre l’immagine di un’Italia divisa in due e rendere un doveroso omaggio a un intellettuale (e partigiano) ingiustamente dimenticato.
Si è svolto poi al Teatro Sperimentale Fellini, la luna e Leopardi, l’atteso evento realizzato in collaborazione con l’Ente Olivieri – Biblioteca e Musei Oliveriani presentato da Andrea Minuz con il Presidente dell’Ente Fabrizio Battistelli, il giornalista e sceneggiatore Gianfranco Angelucci, il critico letterario Enrico Capodaglio e Agnese Giacomini, ricercatrice ed esperta di Fellini. Figure professionali molto diverse tra loro che hanno dato vita a una stimolante conversazione sul tema leopardiano della luna, agganciandosi naturalmente al mondo cinematografico e in particolare a La voce della luna, uno degli ultimi capolavori di Federico Fellini, proiettato alla fine dell’evento.
Si è rinnovata anche la collaborazione con Emergency, a cui viene dedicata ogni anno una proiezione per porre l’attenzione su rilevanti problematiche sociali. In questa occasione a salire sul palco di Piazza del Popolo sono stati Michela Greco per Emergency e il regista Nicola Sorcinelli che ha presentato il suo ultimo cortometraggio, Ape regina, realizzato all’interno del progetto “Una storia per Emergency”. Con quest’opera il regista vincitore di un Nastro d’argento tratteggia un toccante rapporto tra un’anziana apicultrice e un giovane scappato da un centro per immigrati per raggiungere la Finlandia. Mentre si nasconde, il ragazzo viene accolto a lavorare tra le arnie della donna.
In spiaggia è proseguito l’omaggio ad Alberto Sordi con la proiezione di Lo scopone scientifico (1972) per la regia di Luigi Comencini. Capolavoro della commedia all’italiana, il film può sfoggiare un raro cast internazionale che include Bette Davis e Joseph Cotton, nel ruolo di una coppia che sfida ogni anno a carte Sordi e la consorte Silvana Mangano. Questi ultimi sperano di poter finalmente battere la ricca signora straniera e, con la vincita, elevarsi dalla propria condizione di borgatari.
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