Program
2024
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GABRIELE MAINETTI PRESENTA I PREDATORI DELL’ARCA PERDUTA
N.A.I.P. SONORIZZA LE OPERE D’AVANGUARDIA DEGLI ANNI ‘20
ELISABETTA SGARBI PORTA GLI EXTRALISCIO SUL PALCO DELLA PIAZZA
L’OSCAR VINTO DAL PESARESE BRUNO CESARI IN MOSTRA AL TEATRO SPERIMENTALE
Va in archivio il primo fine settimana della 57° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema che proseguirà fino a sabato 26. Due giorni che hanno registrato oltre un migliaio di presenze nei vari eventi. Quelli in Piazza, in particolare, hanno fatto registrare il tutto esaurito negli oltre 400 posti consentiti dal distanziamento. Grande successo anche per il Cinema in spiaggia per l’inizio della programmazione dedicata a Giulietta Masina. Sono stati due giorni che hanno testimoniato la voglia del pubblico di tornare a godere del cinema sul grande schermo, un successo confermato anche dalle parole del Direttore artistico Pedro Armocida:
“Sono molto contento che le prime proposte di questa 57a edizione abbiano trovato un pubblico numeroso che ha affollato tutte le sale, confermando il trend nazionale che vede gli spettatori vogliosi di tornare a vivere in presenza i grandi eventi e, soprattutto, di vedere i film sul grande schermo. La Mostra Internazionale del Nuovo Cinema è orgogliosa di contribuire al ritorno nelle sale grazie a un programma che nei primi giorni ha visto alternarsi proposte di film - l’evento speciale Liliana Cavani, i 40 anni di Indiana Jones con I predatori dell’arca perduta, il centenario di Giulietta Masina – insieme a quelle musicali, come il concerto ‘muto’ di N.A.I.P. e la presenza a sorpresa degli Extraliscio per il videoclip diretto da Elisabetta Sgarbi, entrambi con forti legami cinematografici.”
L’edizione 2021 è stata ufficialmente inaugurata sabato con la proiezione di I predatori dell’arca perduta, il primo capitolo della saga di Indiana Jones diretta da Steven Spielberg, ricordato nei quarant’anni dalla sua uscita nelle sale americane. Per l’occasione è stato chiamato a presentare il film un fan d’eccezione, Gabriele Mainetti (Lo chiamavano Jeeg Robot), il cui atteso Freaks Out uscirà il prossimo 28 ottobre. Il regista ha testimoniato tutto il suo amore per l’autore americano, definito un maestro di tecnica e sensibilità, in grado di dare un ritmo unico alle immagini, e che in questo film dà prova di una grande maturità stilista attingendo al cinema d’avventura precedente rendendolo più dinamico. Per Mainetti si tratta di un film “tarantiniano” ante-litteram, senza però il tipico compiacimento post-moderno, che anzi è una grande testimonianza d’amore verso un certo tipo di cinema, un’opera che il regista stesso ha rivisto per farsi ispirare dalle sue molte invenzioni visive.
Domenica, invece, è stato molto seguito l’evento in ricordo dello scenografo pesarese Bruno Cesari, durante il quale il pubblico ha avuto la rara opportunità di vedere da vicino la mitica statuetta del premio Oscar, vinto da Cesari per L’ultimo Imperatore e donata alla città dalla vedova dell’artista Laura Curreli. Si è trattato di una cerimonia emozionante, alla quale ha partecipato anche il prefetto Tommaso Ricciardi che ha definito la Mostra un “tempio del cinema”, ringraziando la famiglia per il nobile gesto che arricchisce ulteriormente l’eredità cinematografica della città. Anche il sindaco Matteo Ricci ha voluto esprimere l’enorme senso di gratitudine che Pesaro nutre nei confronti della famiglia di Cesari per il dono fatto che andrà ad impreziosire un luogo storico come il Teatro Sperimentale. Per l’occasione, è stato anche presentato il progetto della teca che verrà installata proprio all’entrata del Teatro Sperimentale contenente tutti i premi donati dalla famiglia dello scenografo.
Anche la serata di domenica ha rappresentato un momento molto particolare ed emozionante, soprattutto quando Vittorio Ondedei e l’assessore Daniele Vimini hanno presentato la versione discografica di “Luccichini dappertutto”, il grande concerto tenutosi lo scorso anno in ricordo di Mirko Bertuccioli aka Zagor Camillas, a cui è seguita la proiezione di un video-ricordo realizzato da Giacomo Laser. Note più leggere hanno poi stemperato l’atmosfera, quando Elisabetta Sgarbi ha presentato sul palco il suo videoclip È bello perdersi degli Extraliscio, un gruppo con il quale ha girato anche un documentario e di cui si è innamorata sin dal primo incontro, rapita dall’energia, dalla vitalità e dall’originalità che contraddistingue il loro “punk da balera”. Il pubblico non ha potuto che concordare con la regista, quando i due membri della band presenti, Mirco Mariani e Moreno il biondo, hanno improvvisato un paio di brani “scaldando” il pubblico per l’evento successivo, ovvero il “Concerto muto” di N.A.I.P. L’artista rivelazione dell’ultima edizione di X Factor ha infatti proposto oltre un’ora di sonorizzazioni, mescolando sonorità elettroniche, performance fisica e sovrapposizioni canore, fondendosi in maniera sorprendente con le immagini dei cortometraggi d’avanguardia degli anni ’20, passando senza soluzione di continuità da Hans Richter a Man Ray, da Marcel Duchamp a Walter Ruttman per un’esperienza quasi metafisica. È stata, insomma, una serata interamente dedicata al connubio tra musica e cinema, come nelle intenzioni della sezione Il muro del suono curata da Anthony Ettorre e Vittorio Ondedei.
Già da sabato, inoltre, sono iniziate le proiezioni dell’Evento speciale sul cinema italiano e il Cinema in Spiaggia. Il primo è dedicato quest’anno a Liliana Cavani, una delle più importanti registe italiane ed europee che ha segnato buona parte del nostro cinema dagli anni Sessanta in poi e che la Mostra ha deciso di omaggiare con la proiezione dei suoi film per il cinema, una tavola rotonda (sabato) e una pubblicazione. Il programma, organizzato in collaborazione con Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale e Luce Cinecittà, si è aperto con la sua opera prima, Francesco d’Assisi del 1966, dove la figura del santo è interpretata da Lou Costello, per poi proseguire con il corto di laurea La battaglia (1962), Galileo (1968) e I Cannibali (1970).
Il Cinema in spiaggia, ai Bagni Agata di Pesaro, permette invece di godere di proiezioni di pellicole in 35mm in riva al mare, ed è dedicato quest’anno alla grande Giulietta Masina, di cui ricorre il centenario della nascita, e di cui si ripercorrono le tappe principali della carriera sia nelle sue storiche collaborazioni con Fellini, sia in altre sue iconiche interpretazioni. Si è iniziato sabato con Luci del varietà (1950) di Lattuada e Fellini dove Masina interpreta la stella di una scalcinata compagnia teatrale, mentre la domenica è stata la volta di Senza pietà (1948) di Alberto Lattuada, nel quale interpreta invece una giovane prostituta costretta a sopravvivere in un contesto difficile.
Nella giornata di lunedì, infine, hanno preso il via anche tutte le altre sezioni della Mostra, dagli incontri mattutini al Cinema Astra - con la presentazione, tra gli altri, della sezione di webinar online Open Access Cinema (CLICCA QUI per iscriverti) - alla nuova sezione Pesaro Film Festival Circus dedicata ai bambini tra laboratori e proiezioni, passando per le prime cinque opere del Concorso Pesaro Nuovo Cinema. La prima è stata earthearthearth di Daïchi Saïto, regista giapponese trapiantato in Canada che parte dagli imponenti paesaggi delle Ande per realizzare immagini sempre più astratte, producendo una ipnotica riflessione sulla Terra, seguito da This Day Won’t Last di Mouaad el Salem, un’opera prima sorprendente, girata in totale clandestinità ai confini della Tunisia per esprimere l’urgenza del filmare all’interno di un contesto di oppressione e da Augas Abisais, del galiziano Xacio Baño, il quale ripercorre la storia di un suo antenato, chiamato a combattere la Guerra civile spagnola ancora adolescente, attraverso documenti ufficiali e il racconto della propria nonna. È stato poi presentato il primo italiano in gara, Adriano Valerio, e il suo The Nightwalk, storia di confinamenti e fughe di un uomo bloccato a Shanghai durante la pandemia; a cui è seguito il primo dei sei lungometraggi in gara: There are not Thirty-Six Ways of Showing a Man Getting on a Horse dell’argentino Nicolás Zukerfeld, nel quale l’ossessione per il western del regista si fa riflessione sul cinema classico americano e spy story intorno alla mitica frase di Raoul Walsh del titolo.
MORGAN MENEGAZZO E MARIACHIARA PERNISA
LA CAMERA VERDE
Installazione video-fotografica
Inaugurazione: Martedì 22 giugno, h. 19.00
Aperta da martedì 22 a sabato 26 giugno
Orari: 18:00 - 21:00
Sarà inaugurata oggi alle 19.00 allo spazio bianco l’installazione video-fotografica La camera verde di Morgan Menegazzo e Mariachiara Pernisa. Lo spazio bianco, curato da Mauro Santini, è una nuova location (in Via Zongo 45) della Fondazione Pescheria dedicata alla fotografia e all’immagine e inaugurata lo scorso anno durante la 56° edizione della Mostra. All’inaugurazione di oggi saranno presenti l’Assessore alla Bellezza di Pesaro Daniele Vimini e il Direttore artistico della Mostra Pedro Armocida. Lo spazio bianco sarà liberamente visitabile, nei limiti del contingentamento dei posti, tutti i giorni fino a sabato 26, dalle 18.00 alle 21.00.
Morgan Menegazzo e Mariachiara Pernisa collaborano insieme sin dal 2001 e hanno prodotto una serie di opere multidisciplinari e installazioni video che sono state proiettate in importanti festival internazionali. Nell’esposizione La camera verde pensata per lo spazio bianco sono confluiti tre progetti realizzati dalla coppia negli ultimi anni: Le porte regali (2015-18), Coma Berenices (2018) e Maria fuit hic (2020).
PESARO FILM FESTIVAL CIRCUS: PER LA PRIMA VOLTA ALLA MOSTRA UNA SEZIONE DEDICATA AI BAMBINI
PRESENTATO IN PIAZZA IL VIAGGIO DEL PRINCIPE STORIA DI ACCETTAZIONE E INCLUSIVITÀ
Il Pesaro Film Festival Circus è la nuova sezione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema dedicata interamente ai più piccoli che prevede laboratori pratici e proiezioni di film d’animazione, in un progetto curato da Giulietta Fara. Ieri è stato presentato in Piazza del Popolo il film più atteso della sezione, ovvero il lungometraggio Il Viaggio del Principe, diretto dal maestro dell’animazione mondiale Jean-François Laguionie insieme a Xavier Picard. A presentarlo sul palco della Piazza c’erano il distributore italiano della PFA-Films Pier Francesco Aiello, la curatrice Giulietta Fara e, in collegamento dalla Francia, il co-regista Xavier Picard.
Il Viaggio del Principe è un “sequel senza essere un sequel” di Scimmie come noi, opera di Laguionie del 1999, in quanto ambientato nello stesso universo popolato da scimmie antropomorfe che ripropone il personaggio del Principe, ma in una storia autonoma che racconta l’incontro del vecchio Principe col giovane Tom e la scoperta di una nuova civiltà scimmiesca molto evoluta che però non è così perfetta come appare. Un film che, come ha spiegato Aiello, sarebbe dovuto uscire nelle sale italiane lo scorso anno, ma che a causa della pandemia vedrà il buio delle sale dal prossimo 22 luglio per PFA-Films e che è stato proiettato per la prima volta a Pesaro con il doppiaggio italiano. Un film di cui è stato elogiato l’alto valore artistico, ma anche la sua importanza didattica per il pubblico dei più piccoli, in quanto tratta con sensibilità temi molto attuali come l’accettazione dell’Altro e il rapporto tra uomo e natura.
Un valore riaffermato anche dal co-regista Picard che ha spiegato come l’animazione fosse per loro la scelta più sensata per raccontare la paura del “diverso” potendo produrre uno scarto dalla realtà che permette di raccontare un tema così delicato attraverso una dimensione poetica. Un’opera visivamente accuratissima, tanto nel design dei personaggi, quanto nei particolari che riempiono lo schermo e che ha richiesto due anni e mezzo di lavoro e un team di oltre 150 persone. Alla su riuscita contribuisce in maniera decisiva anche la musica di Christophe Héral perché, come ha raccontato Picard, permette di raccontare la storia aggiungendovi un ulteriore livello emotivo, a volte anche attraverso il contrasto con le immagini, raggiungendo, grazie all’utilizzo di un’orchestra sinfonica, quello che ha definito un “suono puro”.
Nel presentare il film il Direttore artistico Pedro Armocida ha affermato che il festival aspettava da anni l’opportunità di introdurre una sezione simile alla Mostra e il momento è finalmente giunto quest’anno grazie al progetto proposto dalla curatrice Giulietta Fara, che coniuga laboratori pratici d’animazione – sfruttando la grande velocità d’apprendimento dei bambini – con le proiezioni di opere pensate per un pubblico di bambini, ma che possono essere apprezzare anche da spettatori più maturi, come ha testimoniato il successo in Piazza di Il Viaggio del Principe.
Il Pesaro Film Festival Circus è un vero e proprio festival nel festival che si svolge quasi interamente al Centro Arti Visive – Pescheria dove ogni giorno (fino a venerdì 25) viene proposto alle 16.00 un laboratorio pratico, curato di volta in volta da maestri dell’animazione come Saul Sagatti, Audrey Coïaniz, Michele Bernardi, lo Studio Croma e con la collaborazione della libreria La Foglia d’Oro, che spaziano dal come animare il proprio viso con la plastilina alla costruzione di pupazzi per la stop motion. Ai laboratori segue ogni giorno alle 18.00 la proiezione di un film o di cortometraggi d’animazione, quasi sempre in anteprima italiana, tra i quali si segnalano The Wonderland del giapponese Keiichi Hara, Away di Gints Zilbalodis e La mia fantastica vita da cane di Anca Damian.
PAOLO MEREGHETTI SI RACCONTA SUL PALCO DI PIAZZA DEL POPOLO ALLA PRESENTAZIONE DI MIDNIGHT IN PARIS
PRIMI INCONTRI CON I REGISTI DEL CONCORSO PESARO NUOVO CINEMA
CHRISTIAN UVA RAGIONA SUL VALORE DELLA SPIAGGIA NEL SUO NUOVO LIBRO SUL CINEMA ITALIANO
La Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro negli ultimi anni sta cercando non solo di esplorare le direzioni che sta prendendo il “nuovo” cinema, ma anche di ricollegarsi con chi di cinema scrive e pensa: critici, studiosi, programmatori, curatori. In questo senso è stata sicuramente una serata speciale quella di ieri, quando sul palco di Piazza del Popolo è salito Paolo Mereghetti, firma di punta del “Corriere della Sera” e autore del dizionario di cinema che da lui prende il nome, oramai diventato una vera e propria bibbia per tanti cinefili del nostro Paese.
Intervistato sul palco dal Direttore della Mostra Pedro Armocida, Mereghetti era al festival per presentare uno dei suoi film che “aprono il cuore”, ovvero Midnight in Paris di Woody Allen, poi proiettato in Piazza. Secondo il critico, non si tratta del film più bello della storia del cinema, e neppure del migliore all’interno della filmografia dell’autore newyorkese, tuttavia è uno di quelle rare opere che, mettendo da parte il mero giudizio critico, hanno toccato in lui corde emotive particolari. Mereghetti ha spiegato come durante il lockdown abbia riscoperto il piacere di quello che ha definito un “cinema limpido”, ovvero quei film che in maniera solo apparentemente semplice e lineare riescono a raccontare una storia nella sua purezza. In particolare ha citato Un uomo tranquillo di John Ford, film che ha rivisto periodicamente e da aggiungere alla lista delle opere del cuore. In questo senso ha spiegato anche la scelta di Midnight in Paris, con la sua capacità di mescolare lo sguardo malinconico sulla vita alla giocosità nell’affrontarla, a cui si sommano la rappresentazione di una Parigi inizialmente da cartolina che poi si anima per essere raccontata attraverso i suoi personaggi e la divertita ricostruzione della Parigi degli anni ’20, con una serie di artisti a cui il critico è particolarmente affezionato.
Il critico ha infine ricordato la sua esperienza di giovane cinefilo “arrabbiato” all’inizio degli anni ’70 alle prime edizioni della Mostra, dove ha conosciuto numerosi registi del “nuovo” cinema, invisibili altrove. Mereghetti lo ha definito un festival che gli ha permesso di “aprire la testa” in nuove direzioni critiche, affermando che Pesaro è stato uno dei primi a ragionare sulla Storia del cinema, arrivando a scardinare molti preconcetti, a partire da quelli sul cinema italiano. Il critico ha poi concluso dicendo che la Mostra è stata uno dei pochi festival che “ti insegnano a vedere”, un complimento che il Direttore Armocida ha ricevuto onorato.
Nella mattinata, invece, si è svolto il primo degli incontri con i registi del Concorso che hanno potuto così confrontarsi con il pubblico di Pesaro, riaffermando uno dei punti fermi della Mostra, pur con le limitazioni del collegamento da remoto a cui sono costretti molti dei registi.
Il primo a intervenire è stato Mouaad el Salem, che ha parlato del suo corto This Day Won't Last, una storia connotata da una valenza intimista e autobiografica riguardante la produzione dei materiali fotografici. Questi scatti sono infatti per il regista un mezzo di evasione da una realtà sociale e religiosa che reprime l’omosessualità. Allo stesso modo, però, «il film non parla solo di me, ma di tutti gli omosessuali tunisini» come viene espresso dalla sua scelta di non mostrare il volto «permettendo di dare voce a tutti gli omosessuali che vivono la mia stessa condizione».
The Nightwalk di Adriano Valerio è invece un’opera figlia del contesto pandemico, in quanto la regia del film è stata realizzata da remoto, durante il periodo di lockdown. Oltre a questa peculiarità, il regista ha voluto dare voce ad una situazione di stress e costrizione vissuta da un suo amico (co-autore del corto), che si è trovato a vivere per caso a Pechino in quel periodo e che nell’opera intraprende una sorta di percorso di terapia che si riflette sia sull'autore che sullo spettatore attraverso il riutilizzo di materiali filmici: «È stato un film che mi è arrivato addosso. Non credevo di fare un film sul tema, ma quando mi è stata raccontata questa storia ne ho sentito la necessità».
Xacio Baño in Deep Water è tornato invece a confrontarsi con il tema della trasposizione di lettere e foto in immagini in movimento, come nel suo precedente lavoro Eco. Il regista è partito da una ricerca di archivio su alcune lettere e fotografie appartenenti a un soldato, che mostrano come in brevissimo tempo dalla paura di un ragazzo di diciassette anni si arrivi alla volontà di combattere di un uomo diventato ormai soldato. Il corto si sviluppa attraverso una metafora marina, mostrando delle forme di vita che sopravvivono grazie a particolari batteri che emettono luce e che ne permettono la riproduzione e il sostentamento. Attraverso questa metafora il regista ha mostrato come il montaggio permetta di dare nuova vita a materiali che possono sembrare statici: «Mi interessa molto la forma e per questo ho voluto raccontare la sfida che c’è nell’utilizzare in maniera cinematografica la parola scritta che è statica, al contrario delle immagini».
L'ultimo a intervenire è stato l'argentino Nicolás Zukerfeld, regista e docente che attraverso il suo There are not thirty-six ways of showing a man getting on a horse ha messo in scena il lato ludico e maniacale della ricerca accademica: «questo film è la manifestazione di questo dialogo che esiste tra le due parti». L’opera dimostra come si possa entrare in vicoli ciechi che difficilmente riescono ad essere risolti attraverso la ricerca, ma che allo stesso modo si rivelano significativi per stimolare una conversazione sulle pratiche consolidate del cinema classico attraverso la messa in scena della ripetizione e della variazione seppur minima delle inquadrature.
Infine, sempre in mattinata, è stato presentato il nuovo libro di Christian Uva, intitolato L'ultima spiaggia: Rive e derive del cinema italiano, edito da Marsilio. Concentrandosi su un periodo che va dagli anni '30 agli anni '80, lo studioso ha tracciato una storia culturale del cinema italiano attraverso uno dei suoi topoi più importanti, la spiaggia, «luogo mediano tra l'entroterra e l'infinito del mare, di libertà ed emancipazione […] regressione quanto trasgressione». Ha indagato così sul ruolo centrale – ma poco trattato - che la spiaggia ha avuto nella rappresentazione del costume e dell'identità nazionale. In questo senso, l’autore ne ha riaffermato l'importanza anche per comprendere in che modo sia mutata la costruzione e la rappresentazione dei generi maschile e femminile all'interno del cinema italiano.
IN PIAZZA IL DOC THE MOST BEAUTIFUL BOY IN THE WORLD ALLA PRESENZA DELL’ICONICO ‘TADZIO’, BJÖRN ANDRÉSEN
PRESENTATRICE DELLA SERATA: MIRIAM GALANTI
WHAT DO WE SEE WHEN WE LOOK AT THE SKY? SARÀ L’ULTIMO FILM DEL CONCORSO PNC
ULTIMI APPUNTAMENTI CON PESARO FILM FESTIVAL CIRCUS E OPEN ACCESS CINEMA
Venerdì 25 giugno la penultima giornata della 57° edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro si aprirà con i matinée cinefili al Cinema Astra a partire dalle 10, quando si svolgerà il secondo e ultimo incontro di L’immagine e il suo doppio, alla presenza della curatrice Glenda Balucani e della moderatrice Lucia Milazzotto che si collegheranno con le produttrici europee Ainhoa Andrakam, Martine de Clermont Tonnere, Isabel Machado e Donatella Palermo. Alle 11.30, invece, i registi in Concorso Luke Fowler e Yuyan Wang si collegheranno da remoto per dialogare con il pubblico in un Q&A.
Alle 15.30 ci si sposterà al Teatro Sperimentale per Corti in Mostra, una selezione dei migliori cortometraggi d’animazione italiani prodotti nell’ultimo anno, mentre alle 16.45 la regista Chiara Caterina presenterà la proiezione speciale di Sei ancora tu, studio sulla contaminazione tra teatro e linguaggio audiovisivo. Alle 17.15, invece, l’ultimo film in Concorso, il georgiano What do we see when we look at the sky? di Alexandre Koberidze, storia d’amore sulle note delle Notti magiche di Edoardo Bennato e Gianna Nannini. Le proiezioni allo Sperimentale si concludono alle 21 con l’evento speciale su Liliana Cavani che prevede il cortometraggio di laurea Incontro di notte (1961) e, a seguire, Dove siete? Io sono qui (1993).
Triplice appuntamento in Piazza del Popolo per una serata presentata dall’attrice Miriam Galanti a partire dalle 21.30, quando sarà proiettato l’ultimo finalista di Vedomusica, il concorso per videoclip italiani, con Musica leggerissima di Colapesce e Dimartino, per la regia di Zavvo Nicolosi. A seguire, il corto Hudson Yards di Brady Corbet uno dei lavori di Finite Rants, il progetto di saggi visuali di Fondazione Praga. La proiezione principale sarà invece The Most Beautiful Boy in the World, il documentario di Kristina Lindström e Kristian Petri (collegati da remoto) sul mitico interprete del Tadzio di Morte a Venezia di Luchino Visconti, l’attore Björn Andrésen che sarà presente sul palco. Contemporaneamente, per il Cinema in spiaggia sarà presentato alle 21.30 Giulietta degli spiriti di Federico Fellini, l’interpretazione più iconica di Giulietta Masina, a cui è dedicata la sezione.
Infine, al Centro Arti Visive – Pescheria alle 16.00 si terrà l’ultimo dei laboratori della sezione Pesaro Film Festival Circus con l’animatore Michele Bernardi che guiderà i bambini in Paper-Love: colorare e animare astronauti su carta, a cui seguirà, alle 18, la proiezione del film d’animazione La mia fantastica vita da cane di Anca Damian, presentato dalla curatrice Giulietta Fara. Alle 16 si terrà anche l’ultimo appuntamento con i webinar su Zoom (CLICCA QUI per iscriverti) di Open Access Cinema, con i curatori Karianne Fiorini e Dwight Swanson che presenteranno il programma Film privati nello spazio pubblico.
Nei suoi quasi 60 anni di storia, il Festival ha prodotto e raccolto un’enorme quantità di pubblicazioni, documenti, foto e materiali video di incredibile importanza scientifica e storica.