PFF
COLLEZIONI

23 Giugno
Giovedì 23-06-2022
ore 16:00
Teatro Sperimentale - Sala Grande

Allegria di naufragi 1

Pamela Giorgi

Fuori dal recinto

Italia 2022 , 26'

La Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro nell'ambito delle iniziative per il centenario della nascita di Mario Lodi in collaborazione con Casa delle Arti e del Gioco - Mario Lodi, INDIRE e RETE di Cooperazione Educativa presenta: Centenario Mario Lodi

Attraverso le parole di coloro che hanno conosciuto, frequentato e stimato Mario Lodi, si dipana una narrazione che fonde l’immaginario con l’immaginifico. L’essere scuola oltre il recinto. L’essere cittadino consapevole, attivo ed etico. L’essere insegnante coraggioso e studente felice. L’essere bambino e gioco, l’essere libero ed istruito, democratico e gentile.

Il 10 novembre 1871, nel villaggio di Ujiji, sulle sponde del lago Tanganica, nell’Africa orientale, il giornalista inglese Henry Morgan Stanley, partito da Londra nel 1869, incontra il medico, missionario ed esploratore David Livingstone, che non dava più notizie di sé da tre anni, e lo saluta con l’impeccabile e famosissima frase: «Doctor Livingstone, I presume». Cento anni dopo, nel marzo del 1971, Vittorio De Seta scrive sulle note di lavorazione del suo film Diario di un maestro: «Vado a trovare Mario Lodi, a Piadena. Un uomo straordinario». Noi non lo sappiamo. Nessuno di noi lo può sapere. Ma ci piace immaginare che esistano dei fili invisibili che favoriscono l’intreccio tra vite e persone e anime e menti e sensibilità. [...] De Seta esordisce come aiuto regista [...] [con] Jean-Paul Le Chanois, che nel 1949 aveva realizzato un magnifico film, L’Ecole buissonnière, con Bertrand Blier, dedicato alla vita e all’opera di Célestin Freinet, il maestro elementare francese al quale molto si ispirarono il Movimento di Cooperazione Educativa e Mario Lodi. (E Le Chanois diresse nel 1958 anche una delle più belle versioni cinematografiche de I Miserabili, con Jean Gabin). All’inizio degli anni Settanta, Vittorio De Seta comincia ad occuparsi di scuola. Lo sceneggiatore Ugo Pirro gli consiglia di leggere Un anno a Pietralata, il racconto del maestro Albino Bernardini sul suo lavoro alla periferia di Roma. Il regista decide di trarne un film, si documenta (legge Freinet, don Milani, Mario Lodi), incontra maestri e insegnanti (Lina Ciuffini, Alberto Alberti, Maria Luisa Bigiaretti, Alberto Manzi, don Roberto Sardelli). Da grandissimo regista, qual è, capisce che dovrà pensare ad un film particolare. Scrive: «Mi rendo conto come non avrebbe senso girare il film con una sceneggiatura. La scuola nuova, “attiva”, “creativa”, si propone soprattutto di liberare, esprimere la personalità del fanciullo, si ispira alla vita e non ai libri, agli spunti offerti dalla cronaca, dall’ambiente e non alla vecchia scuola nozionistica fatta di nomi, di date da imparare a memoria. La scuola nuova abolisce il vecchio rapporto autoritario tra maestro e alunni e trasforma il maestro in un collaboratore, in un coordinatore e nient’altro. Come si potrebbe realizzare tutto questo, in modo convincente, mettendo nelle mani dei ragazzi un copione da imparare a memoria? (...) Sarebbe assurdo, contraddittorio, pazzesco. Per questo metto da parte il libro di Bernardini. La sua è stata un’esperienza vissuta. Il mio film dev’esserlo altrettanto. Sento che l’unico modo per realizzarlo è “vivere”, filmare dal vero, un’autentica esperienza pedagogica». È così che De Seta arriva a collaborare con Francesco Tonucci, psicologo e pedagogista del CNR, che gli farà da consulente per la sceneggiatura. Attraverso Tonucci incontra Mario Lodi, al quale chiederà persino di interpretare la parte del protagonista. (Qualche anno prima, su «Vie nuove», in un articolo-intervista a Mario il giornalista aveva scritto «Che faccia da attore ha questo maestro!»). Mario non accetterà - Piadena ha perso la possibilità di avere un divo nel cinema, ma si è garantita la prosecuzione del lavoro di un grande maestro. Diario di un maestro, col bravissimo Bruno Cirino come protagonista, viene trasmesso in quattro puntate nel 1973, con una media di 15 milioni di telespettatori a puntata. (E sul comodino del maestro Bruno si intravedrà per un momento Il paese sbagliato). Lo straordinario successo dà a De Seta idee e impulso per la realizzazione di una nuova serie di documentari. Si intitolerà Quando la scuola cambia. Quattro puntate. [...] I quattro documentari sono “Tutti i cittadini sono uguali senza distinzione di lingua”, dedicato alla figura del maestro Carmine De Padova, che insegnava a scuola e doposcuola in una isola linguistica albanese a San Marzano di San Giuseppe, vicino Taranto; “I diversi”, che racconta l’inserimento di quattro bambini disabili nelle scuole della provincia di Lecce; “Lavorare insieme non stanca”, che descrive il bellissimo lavoro della maestra del MCE Caterina Foschi Pini in una scuola sperimentale nel quartiere Gorla di Milano. Il primo di questi documentari è “Partire dal bambino”. Mario Lodi, in bicicletta e nella nebbia, pedala verso la scuola del Vho di Piadena. È un film bellissimo. Bellissimo sul piano cinematografico, perché la macchina a mano – a volte azionata da quello straordinario direttore della fotografia che è Luciano Tovoli, a volte dallo stesso regista – pedina con l’occhio del documentarista attento e ispirato il lavoro quotidiano del maestro e dei bambini e delle bambine. Bellissimo sul piano pedagogico, perché gli inserti in cui Mario Lodi parla direttamente dei princìpi che ispirano il suo metodo di azione sono ancor oggi una insuperata e attualissima lezione di pratiche che vorremmo vedere in ogni scuola. Bellissimo sul piano umano, perché – ad esempio – la straordinaria lezione di educazione sessuale messa in atto da uno di quei maestri di vita che Mario chiamava a scuola (un contadino con una coppia di rospi in amore) o la discussione fra i bambini e le bambine su un tema difficilissimo per tutti, come la morte di un parente, sono momenti in cui all’intensità della ripresa cinematografica si aggiunge l’emozione della vita.
Carlo Ridolfi, “Quando i maestri si incontrano”, «Note mazziane» n. 4, ottobre-dicembre 2012

lodi

Maestro, scrittore e pedagogista, nasce a Vho di Piadena nel 1922. Dopo aver ottenuto il diploma magistrale e aver iniziato a insegnare nel 1948, nel 1955 entra in contatto con il Movimento di Cooperazione Educativa, un gruppo di ferventi insegnanti ed educatori con l’obiettivo di adeguare l’insegnamento nella scuola pubblica ai principi della Costituzione repubblicana. L’impegno civile e l’impegno nel promuovere i sentimenti di libertà e cooperazione, la militanza etica unita all’antifascismo, sono topos narrativi e buone prassi nella sua didattica attiva e sempre all’avanguardia.
Dopo essere andato in pensione, Lodi ha continuato la sua attività in campo educativo. Nel 1989 - anno particolarissimo per la storia e per la sua vicenda personale - ha ricevuto il Premio Internazionale Lego; ha fondato La Casa delle Arti e del Gioco, un laboratorio dove si sperimentano tutti i linguaggi dell’uomo; è stato insignito della laurea honoris causa in pedagogia dall’Università di Bologna.
Nel maggio del 2001 viene nominato dal Ministero della Pubblica Istruzione membro del consiglio di amministrazione dell’INDIRE, che si occupa della documentazione di esperienze realizzate nella scuola italiana, di aggiornamento dei docenti, ricerca e valutazione dei progetti.
Nel novembre 2001 comincia l’esperienza dello scambio di scritti autobiografici con bambine e bambini che durerà per diversi anni. In collaborazione con il portale Popolis cura la rubrica “Il maestro risponde”, corrispondenza con i bambini sui vari problemi del nostro tempo.
Nel marzo 2006 gli è stato assegnato il Premio Unicef 2005 Dalla parte dei bambini.
In ventidue anni d’insegnamento ha scritto molti libri: fiabe e racconti (Bandiera, Cipì, La mongolfiera) ma anche opere basate sulle sue esperienze pedagogiche (Il Paese sbagliato, Cominciare dal bambino, La scuola e i diritti del bambino).
Mario Lodi si è spento nella sua casa di Drizzona il 2 marzo 2014.

Claudia Muratori

Docente di Storia dei processi formativi e giornalista e direttore editoriale della rivista «Culture Digitali», l’autrice del cortometraggio Pamela Giorgi ha dato vita nel 2020 al progetto La Scuola allo Schermo (INDIRE), presentato durante la 56^ edizione della Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro.


TUTTE LE PROIEZIONI SONO GRATUITE