Vincitore al Vilnius Film Festival del 2020, dove giustamente è stato rilevato come il film emani una portoghesissima saudade, A Metamorfose dos Passaros ripercorre le vite di due madri morte. Le voci narranti principali, infatti (vi è una pluralità di narratori), sono unite non tanto dal fatto di essere padre e figlia quanto dall’assenza delle rispettive madri, ovvero la moglie dell’uno e la nonna dell’altra. In questa riflessione visiva sulla morte – in cui le parole scorrono senza un legame diretto con le immagini, quadri fissi e a volte immobili, spesso influenzati dall’arte moderna e contemporanea (il background della regista è più artistico che cinematografico) – entrano in gioco le dinamiche familiari, l’impossibilità di ottenere la verità una volta per tutte, la nostalgia per ciò che non si è vissuto, ma anche una ricerca sul regime dittatoriale in Portogallo e ciò che ha implicato sulla vita delle donne.
Catarina Vasconcelos (Lisbona 1982) ha un diploma della Academia de Belas-Artes di Lisbona e un master del Royal College of Art di Londra, città dove si è trasferita. Il suo lavoro conclusivo allo RCA, il corto Metáfora ou a Tristeza Virada do Avesso, è stato presentato in anteprima a Cinéma du Réel nel 2014, dove ha vinto il premio per Miglior cortometraggio internazionale. Con A Metamorfose dos Passaros, realizzato nell’arco di sei anni, Vasconcelos esordisce nel lungometraggio alla sezione Encounters della Berlinale 2020.
titolo internazionale: The Metamorphosis of Birds
titolo originale: A Metamorfose dos Pássaros
paese: Portogallo
anno: 2020
genere: documentario
regia: Catarina Vasconcelos
durata: 111'
sceneggiatura: Catarina Vasconcelos
fotografia: Paulo Menezes
montaggio: Francisco Moreira
musica: Madalena Palmeirim
produttore: Pedro Fernandes Duarte, Joana Gusmão, Catarina Vasconcelos
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