Seconda puntata nella serie “Wasteland” della regista sperimentale che predilige l’animazione (la prima, Ardent, Verdant, era stata presentata a Locarno nel 2017 fra i Pardi di domani), Ardent, Hardy, Hearty è una successione rapidissima di associazioni visive in cui la natura dialoga con il ghiaccio, la morte e la rinascita. A dispetto del tema di fondo, i colori primaverili e le forme gentili (che aspirano all’astrazione per via della velocità) compongono un’opera in crescendo. «Può esser vero», disse la prima foglia, «può veramente succedere che altre vengono a prendere il nostro posto quando noi non ci siamo più, e dopo di loro altre ancora, e ancora e ancora?». «È proprio così», sussurrò la seconda foglia. «Non riesco nemmeno a immaginarlo, è al di là delle nostre capacità», come dicono le foglie nella favola di Bambi (non a caso trasformata in uno dei più amati film di Disney). Niente dialoghi però nei collage animati di Mack, che diventano così quadri temporali.
Jodie Mack (Londra 1983), regista di animazione sperimentale, ha conseguito un master in Belle Arti alla School of the Art Institute di Chicago nel 2007. Applicando le tecniche e le strutture dei generi cinematografici a quelle dell’animazione astratta/assoluta, nei suoi film realizzati a mano fa uso del collage per studiare il rapporto fra il cinema grafico e la narrazione, la tensione fra forma e significato. I film in 16mm di Jodie Mack sono stati programmati in una varietà di festival di prima classe in tutto il mondo e sono stati oggetto di pubblicazioni su «Artforum», «Cinema Scope», «The New York Times» e «Senses of Cinema». Ha ricevuto una borsa di studio David Logie/Film Study Center al Radcliffe Institute for Advanced Study e una borsa del Film Study Center all’università di Harvard. Nel 2019 ha avuto una residenza artistica allo Headlands Center for the Arts ed è professore associato di animazione al Dartmouth College (USA).
USA/2019, 7’
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