Program
2024

24 June
Saturday 24-06-2023
time 15:00
Teatro Sperimentale - Sala Grande

Il mio film

Ali Khamraev

BELYE, BELYE AISTY

URSS 1966 , 88'

Omaggio a Ali Khamraev


BELYE, BELYE AISTY

Alla presenza del regista, di Eldjon Abbasov per il Film Found of Uzbekistan e di Otabek Akbatov per l’Ambasciata della Repubblica dell'Uzbekistan in Italia.

Kajum rifiuta di sposare la ragazza scelta per lui dai genitori e abbandona la casa paterna, andandosi a stabilire in un piccolo villaggio dell’Uzbekistan. Lì si innamora di Malika, la quale è infelice sposa prigioniera di un matrimonio combinato, e alla fine si ribella alle tradizioni religiose e culturali imposte. Sui due giovani grava il giudizio dei paesani che considerano il loro amore una sfida contro le secolari usanze in fatto di matrimonio. Data la tematica affrontata il film ha avuto molte difficoltà a essere accolto in Uzbekistan dove, come afferma Khamraev in una recente intervista, «ad oggi non è stato mai proiettato né in televisione né in sala».

sceneggiatura/script
Odelsha Agishev, Ali Khamraev
fotografia/cinematography
Dilshat Fatkhulin
musica/music
Rumil Vildanov
produzione/production
Uzbekfilm
interpreti/cast
Sajram Isaeva, Bolot Bejshenaliev, Khikmat Latypov, Mokhammed Rafikov, Rassak Khamraev, Rakhim Pirmukhamedov, Saib Khodzhaev, Sajd Alieva, Vakhab Sbdullaev, Ljutfi Sarymsakova, Rustam Sagdullaev.  

MILENA GIERKE crediti Martin Schoeller

Il regista e sceneggiatore Ali Khamraev è nato a Tashkent (Uzbekistan, ex URSS) nel 1937, ha frequentato la Scuola statale di cinematografia di Mosca (VGIK) e nel 1969 è stato insignito del titolo di Artista Emerito dell’Uzbekistan. Molti film di Khamraev, che vive in Italia, sono dedicati all’epoca della guerra civile e alla rivolta dei basmachi. Tra questi Il commissario straordinario / Crezvycajnyj komissar (1970) e La settima pallottola / Sed’maja pulja (1972). Il film storico Quando il mandorlo fiorisce / Celovek uchodit za pticami (1975) è stato insignito del premio per la migliore regia al festival internazionale di New Delhi. Tra gli altri suoi titoli Senza paura / Bez stracha (1971), Trittico / Triptich (1979), Il giardino dei desideri / Sad želanij (1987), un documentario sul generale Abdul Rashid Dostum, politico e signore della guerra afghano di origine uzbeka, il film Bo Ba Bu (1998).

Olga Strada

Con l’omaggio al regista uzbeko Ali Khamraev, la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro intende presentare una pagina meno frequentata della storia culturale di un paese, l’Uzbekistan, la cui cinematografia viene identificata con quella dell’Unione Sovietica. Lo sviluppo della cinematografia uzbeka rispecchia del resto i processi storici che hanno caratterizzato la Russia nelle sue varie fasi. Così come le altre cinematografie nazionali di quel grande organismo che è stato l’Urss, anche la cinematografia uzbeka è dotata di una forte identità espressiva e la sua evoluzione può essere suddivisa in tre periodi: primi anni del XX secolo fino alla metà degli anni Venti, che rispecchia la modernizzazione impressa a questa area dell’Asia centrale dalla politica coloniale della Russia imperiale; dalla metà degli anni 1920 al 1980, quando in Uzbekistan viene
istituita una produzione nazionale, la ”Uzbekfil’m” (prende questo nome nel 1936) e di fatto si forma e si consolida il linguaggio filmico, per arrivare all’ultimo periodo, quello attuale, iniziato nel 1991 dopo la “decolonizzazione” della Russia.
La prima fase si contraddistinse per un immediato successo dell’invenzione dei fratelli Lumière e della comparsa a Tashkent di numerose sale cinematografiche, così come di produzioni internazionali (nel primo decennio del Novecento l’operatore cinematografico Félix Mesguich visitò quelle terre e ne descrisse le impressioni nel libro di memorie Tours de manivelle). Tra i primissimi nomi che stanno alle fonti della cinematografia uzbeka è quello di Khudajbergen Devanov, che successivamente fu vittima, insieme ad altri registi, delle purghe staliniane. Già nella prima metà degli anni Trenta si viene formando un linguaggio cinematografico caratterizzato da marcati elementi identitari, sia formali che concettuali, grazie ai film di Nabi Ganiev, Sulejman Khodzhaev, Ergash Khamraev (attore, padre di Ali Khamraev). I lavori di molti di loro furono bollati dal potere centrale come “erronei”, non conformi alla narrativa dominante. Durante gli anni della Seconda guerra mondiale Tashkent diventa un rilevante centro cinematografico in quanto nella città si trasferiscono tra i più importanti registi di Mosca, Leningrado e delle varie Repubbliche. In questi anni si assiste a un incremento nella produzione di film in un quadro di minore pressione ideologica in quanto molte delle pellicole si avvalevano di elementi storici nazionali. Va ricordato in questo contesto il film Takhir e Zukhra (Takhir i Zukhra, 1945) di Nabi Ganiev (nel frattempo riabilitato) che è considerato un classico della cinematografia uzbeka.

Il raffinato e colto linguaggio cinematografico di Ali Khamraev, i cui lavori prendono le mosse da episodi della storia sovietica mostrandone le assurde distorsioni (Triptich, 1979), è percorso da una sorta di realismo poetico. Il film in programma Bianche, bianche cicogne (Belye, belye aisty, 1966) tocca un tema tuttora di scottante attualità nei paesi dell’Asia centrale legato all’autodeterminazione delle donne.

Grande amico di Michelangelo Antonioni e di Tonino Guerra, dei propri film Khamraev dice che alla loro base «c’è sempre stata la difesa della dignità umana, cosa per la quale ho spesso patito e continuo a patire».  


TUTTE LE PROIEZIONI SONO GRATUITE