Program
2024

21 June
Wednesday 21-06-2023
time 15:00
Teatro Sperimentale - Sala Grande

Il mio film

Ignacio Tamarit

¡PíFIES!

Argentina 2016 , 4'

 

Ignacio Tamarit, ¡PíFIES!

¡PíFIES! (in creolo “errore“) è il tipo di film che vorrei vedere quando proietto filmati di famiglia, ma che non riesco mai a trovare. A partire da ritagli della mia collezione di filmati familiari, ho costruito un collage ritmico in cui all’inizio l’attenzione si concentrava sui problemi tecnici dei filmati: panoramiche violente, immagini fuori fuoco, zoom impazziti, tagli bruschi o qualsiasi cosa sarebbe stata scartata dal regista invece di essere mantenuta nel montaggio finale. Eppure ¡PíFIES! finisce per fare un elogio del cinema domestico.

Alla presenza dei registi Benjamín Ellenberger, Azucena Losana, Pablo Marín, Jessica Sarah Rinland e del curatore Orazio Leogrande.

   

MILENA GIERKE crediti Martin Schoeller

Ignacio Tamarit (Buenos Aires 1991) è un archivista audiovisivo, insegnante e ricercatore che insegna Gestione e Conservazione del Patrimonio Audiovisivo e realizza laboratori e seminari di cinema sperimentale presso l’atelier La Toma de Vista, spazio che dirige dal 2019. I suoi film sono esposti e premiati in festival e musei internazionali.

  

Orazio Leogrande

Dieci cortometraggi realizzati in Argentina nel corso degli ultimi dieci anni. Dieci opere filmate in pellicola. Sono forse gli unici dati ad accomunare i film in questione. Qualcuno potrebbe ascriverli al cinema sperimentale, proclivi come sono a rinnovare forme di espressione, produzione ed esperienza cinematografica. Si tratta infatti di film autoprodotti, realizzati per una esigenza personale, distribuiti in spazi alternativi e a volte elaborati nel corso di anni. Dallo scambio epistolare alla memoria storica, dall’analisi strutturale di un luogo alla sua rivisitazione allucinata, queste opere riflettono un’immagine profonda di quella terra lontana. Il deficit economico, il populismo istituzionalizzato, l’abbandono sociale, ma anche il colonialismo di mercato, l’omogeneizzazione planetaria, la virtualità quotidiana, hanno ostacolato questo tipo di cinema che, malgrado o grazie a questo, è riuscito a immaginare un altro presente. Quando, al passaggio di millennio, il mercato si inizia a spostare verso il digitale, questi registi realizzano i loro primi film in pellicola. La celluloide ha il vantaggio di intessere un dialogo immediato, a volte segreto, con alcuni cineasti della generazione anteriore. Offre un rapporto fisico con il materiale di lavoro. Àncora un fotogramma alla realtà, in virtù di un unico e irripetibile raggio di luce. Proprio perché dimenticato, il formato analogico si rivela allora un inesauribile spazio di libertà. I film di questo programma riassumono un passato prossimo, e sono il punto d’arrivo di una battaglia comune. In tempi incerti, questi film appaiono anche come un luminoso auspicio per quello che il cinema sarà.

 

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