Program
2024

20 June
Thursday 20-06-2024
time 15:30
Teatro Sperimentale - Sala Pasolini

Il mio film

Franco Maresco

LOVANO SUPREME

Italia 2023 , 60'

 

L’Evento Speciale Franco Maresco presenta una selezione di suoi lavori con la collaborazione di Ila Palma e Dream Film e Cinecittà.

Lunedì 17 giugno

Teatro Sperimentale – Sala Grande
Ore 15:00
GLI UOMINI DI QUESTA CITTA' IO NON LI CONOSCO (Italia, 2015, 89’)

Martedì 18 giugno

Teatro Sperimentale – Sala Grande
Ore 16:15
ENZO, DOMANI A PALERMO! (Italia, 1999, 60’)

A seguire
LA MIA BATTAGLIA (Italia, 2016, 28’)

Giovedì 20 giugno

Teatro Sperimentale – Sala Pasolini
Ore 15:30
LOVANO SUPREME (Italia, 2023, 60’)

A seguire
STEVE E IL DUCA di Germano Maccioni (Italia, 2024, 53’)

Teatro Sperimentale – Sala Grande
Ore 21:00
IO SONO TONY SCOTT (Italia, 2010, 128’)

Venerdì 21 giugno

Teatro Sperimentale – Sala Grande
Ore 21:00
LA MAFIA NON È PIU' QUELLA DI UNA VOLTA (Italia, 2019, 105’)

A seguire
BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA (Italia, 2014, 95’)

   

Fulvio Baglivi

Franco Maresco torna a Pesaro per un omaggio dopo quello dedicatogli nel 1996. Altri tempi, Franco, allora in coppia con Ciprì, ricorda gli incontri con Ferreri, che aveva amato profondamente Grazie Lia, e Monteiro. In quel lontano 1996, nonostante fosse già stato realizzato Lo zio di Brooklyn, l’opera prima più terminale della storia del cinema, che è già una “conclusione” del periodo di Cinico Tv, accolto tra l’acclamazione stupita di pochi (tra questi vanno sottolineati Gianni Amelio e Carmelo Bene) e la freddezza dei più, Ciprì e Maresco erano riconosciuti soprattutto per i loro lavori passati in tv. La coppia palermitana dava ancora una volta ragione a Roberto Rossellini, proseguiva quel cammino di superamento e rottura di ogni barriera, era cinema e tv, video e pellicola, fiction e documentario, didattico e “politico” in altri momenti... Era nuovo cinema, era “cosa (mai) vista”, era Blob, non è a caso che tutta la parte rosselliniana della critica sarà quella che esalta, diffonde e approfondisce Ciprì e Maresco: da Adriano Aprà a «Filmcritica», Ghezzi Giusti Germani, Roberto Turigliatto e il Torino Film Festival, Tatti Sanguineti, Alberto Farassino, autore di un saggio fondamentale pubblicato prima in Insenso Cinico (Ila Palma, 1994) e poi nei cofanetti editi dalla Cineteca di Bologna. Lo stesso Goffredo Fofi che, come Enrico Ghezzi, ha seguito e sostenuto sempre il percorso di Ciprì e Maresco prima e di Franco dopo la separazione tra i due, gli chiede fin da subito del rapporto con l’autore di Europa ’51. Va anche detto che Maresco non ha mai amato l’accostamento a Rossellini, dichiarando sempre l’amore maggiore per altri registi e chiamando spesso, a fargli compagnia, Welles, Ioseliani.

Il periodo Cinico Tv resta impresso nell’immaginario critico, storicizzato praticamente in diretta, già nella prima metà degli anni Novanta. Il bianco e nero contrastato, i cieli neri, i paesaggi post apocalittici, sono come un marchio di fabbrica ma sono anche quello che Ciprì e Maresco stessi hanno portato alla fine (in senso estetico, perché in realtà quel mondo si è estinto). Già Totò che visse due volte era completamente diverso, esaltava un lato poetico, profondo, di nostalgia dell’assoluto e lontananza dal mondo, che si era già visto in vari cortometraggi del periodo precedente, come Lontane, Venerdì Santo, Sabato Santo, Domenica di Resurrezione e altri. Da Il ritorno di Cagliostro in avanti cambia la forma estetica dei film, ogni volta diversa come è sempre stato nei lavori di Maresco, prima e dopo Ciprì, proseguendo la riflessione pessimista sul cinema («il cinema è finito» è un mantra che ac- compagna Maresco fin dagli esordi) e sulla vita, la visione nera, la comicità corrosiva che impregna tutta l’opera del regista palermitano.

L’evento speciale del 2024 vuole omaggiare il lavoro che Franco Maresco ha continuato a portare avanti anche dopo la separazione da Daniele Ciprì, una ricerca linguistica e formale che, lasciando intatta la natura filosofica, (in)civile e antropologica della sua opera, ha dato vita a un nuovo cinema.

Seppur inimitabile, estremamente personale e costruito intorno al creatore che è anche presenza, in voce e sempre più in corpo, l’opera di Franco Maresco senza Ciprì, partendo dal fatto che il cinema, per come lo abbiamo conosciuto, “è finito” nonché inutile, in una società sempre più alienata e lobotomizzata dalla tecnologia, ha aperto strade sconosciute al cinema standardizzato che si fa in genere oggi. Basta pensare a Io sono Tony Scott, ovvero come l’Italia fece fuori il più grande clarinettista del jazz, che si rivedrà a Pesaro dopo tanti anni, in cui attraverso il montaggio di interviste e materiali d’archivio viene fuori un caleidoscopio che è allo stesso tempo un autoritratto di Maresco, una biografia dettagliata di un gigante della musica del ‘900, il ritratto di un paese devastato e schifoso, l’Italia, dove il grottesco è ormai squallore. Così come Gli uomini di questa città io non lo conosco, ritratto dell’immenso poeta e drammaturgo palermitano Franco Scaldati, suo grande amico, è un omaggio commosso e affettuoso a uno dei maggiori artisti italiani del dopoguerra che è anche il racconto di una città scomparsa e del triste presente della Palermo contemporanea.

Maresco tira fuori il vissuto e il carattere dei suoi “personaggi” così come ci mette dentro tutto il suo, creando così una miscela tra quello che una volta si sarebbe definito “personale e politico”, che parte da alcuni punti e arriva a toccare spazi e tempi assoluti. Provando, anche se può sembrare contraddittorio per chi pensa che “l’uomo fa schifo” e tutto sia ormai inutile, ad essere sempre “amico” dello spettatore, sia attraverso l’arte della comicità, di cui è un maestro, che attraverso il “sapere”, creando opere che siano anche didattiche. In questo senso Lovano Supreme (2023) e Steve e il Duca (2024, realizzato con Germano Maccioni) sono due film esemplari.

Enzo, domani a Palermo! (1999) capolavoro della coppia Ciprì e Maresco, ritratto tragicomico di un impresario cinematografico (e di pompe funebri) contiguo agli ambienti mafiosi, Enzo Castagna, messo accanto a La mia Battaglia (2016), breve omaggio alla sua amica Letizia Battaglia, fotografa di fama mondiale e simbolo della parte impegnata, indignata e antimafia di Palermo, dà l’idea dei colori che compongono la tavolozza mareschiana, dal profondo rosso al nero abissale fino al bianco accecante. Nell’opera di Maresco, mentre si urla “l’uomo fa schifo” e fa cose sempre più ignobili, che tutto è inutile, si continua strenuamente ad attaccare i potenti, a raccontare e svelare i soprusi e le malefatte ai danni degli sfruttati e dei perdenti, gli “eroi” dei suoi mondi. Pur non credendo assolutamente nel cambiamento, se non in peggio, il dittico Belluscone. Una storia siciliana (2014) e La mafia non è più quella di una volta (2019), presentati entrambi a Venezia, sono il j’accuse più lucido e potente al sistema Italia nato dopo il “Caso Moro” e arrivato all’apice nel ventennio berlusconiano, che sta proseguendo in questa notte sempre più buia e senza fine.

 


TUTTE LE PROIEZIONI SONO GRATUITE