SOGNI POMERIDIANI
MESHES OF THE AFTERNOON (1943) di Maya Deren
sonorizzato da Marco Cesarini & Henry McLusky
feat. Filippo Biagianti, regia e modulazione video in tempo reale
Marco Cesarini: composizioni e arrangiamenti, chitarra, tastiere, piano, elettronica e basso
Jean Gambini: sax tenore
Andrea Angeloni: trombone, tuba ed eufonio
Davide Mazzoli: batteria, percussioni ed elettronica
«Maya Deren è stata una regista naturalizzata statunitense, attiva negli anni ’40 e ’50 del XX secolo. Meshes of the Afternoon è il suo primo cortometraggio ed è considerata una delle pellicole d’avanguardia più influenti della storia del cinema statunitense. Il tema del doppio affrontato dall’autrice gioca un ruolo fondamentale in diversi campi artistici. Personalmente sono sempre stato affascinato da questa simbologia […]. La nostra idea è stata quella di usare il suo film come introduzione, per poi evolvere in un cinema muto attuale, un salto quantico dal 1943 ai giorni nostri. La citazione del lavoro altrui si è trasfigurata nell'incontro tra due amanti che a sua volta ha generato degli omuncoli deformi. Questi sono le nostre variazioni sul tema. Ogni brano musicale ha la sua narrazione fatta di immagini in movimento, gestite da Filippo Biagianti in tempo reale. […] Differenza e ripetizione, iperrealismo e onirismo, l'unico e il suo doppio, questi gli elementi che ci sono serviti per creare divagazioni immaginifiche su "l'inattuale", concetto a noi caro che il tempo presente ha confuso con il revival; nel nostro caso l'inattuale funge da elemento simbolico del sogno atemporale». (Marco Cesarini)
Marco Cesarini. Classe 1984, musicista eccentrico e originale che ha anche collaborato con il pittore Giuliano Del Sorbo sia in Paintheatre (live painting), sia sonorizzando La Passione di Cristo (Sant'Angelo in Vado - 2019). Scrive musiche per il teatro e forma Uqbar Orchestra, una formazione liquida, che si muove fra jazz, musica etnica e sperimentazione. Negli ultimi anni ha sonorizzato tre documentari di Filippo Biagianti e lo scorso anno ha registrato due album con la sua nuova formazione "Marco Cesarini & Henry Mclusky", il cui primo disco è uscito il 18 aprile 2024 per la label Nusica.
Filippo Biagianti. Nel 2016 dirige due videoclip per il progetto musicale “Spartiti” (Max Collini e Jukka Reverberi) e cura anche la regia video durante i live. Progetto questo presentato nel corso del Muro del Suono dello stesso anno. Ha partecipato a numerosi festival cinematografici nazionali ed internazionali, ottenendo diversi premi.
10 anni di Muro nudo e puro, di programmazione selvaggia e ragionata, di proposte illustri e irrinunciabili. Uno spazio di sperimentazione nato in embrione nel 2015. Ma poi al Muro si sono avvinghiate immagini come edera in primavera, e i suoni si sono liberati come in sentieri notturni illuminati da lucciole impazzite. Fino a diventare un appuntamento imprescindibile seppur mutante e mutevole. I sensi vengono liberati in uno spazio in cui vengono riscattate suggestioni, nutriti da sguardi trepidanti, foraggiati da immaginari preziosi. Inedite anteprime psico-temporali, esperienze uniche che tra improvvisazioni, sincronizzazioni chirurgiche e sperimentazioni emozionali hanno sublimato l'irreale per farne... una realtà. Palazzo Gradari, il tempio dell'immaginifico. Le 5 tappe, tra luce e abisso, nel 2024 danno voce a esperienze estemporanee originali e per questo assolute. Superato il crepuscolo “2015-2024” il Muro del Suono è pronto a spiccare il volo.
Anthony Ettorre
Abbiamo guardato negli occhi questi 10 anni passati a proiettare immagini sul Muro di Palazzo Gradari. Abbiamo accarezzato il profilo di musiciste e musicisti, intrecciati a registi del passato e del presente, fra le mosse ragionate di attori e attrici o immersi in immagini pure e libere da ogni storia. Abbiamo messo in fila tutti i nostri desideri. E sono uscite queste 5 serate, fatte di 5 sonorizzazioni inedite, diversi incontri inaspettati, animali, calciatori, bamboline. Il filo conduttore, da non toccare a mani nude, è probabilmente la dolce dissoluzione dell'identità, quando diventa troppo rigida e ci rende spigolosi e feroci. Probabilmente è anche la voglia di parlare sul serio del gioco e del giocare, liberandoci dalla banalità fascista che sia «roba per bambini e bambine». Attendiamo analisi critiche. Non vogliamo smettere mai.
Vittorio Ondedei
Il “Muro del Suono” ha rovesciato il significato che questo oggetto, solido e verticale, il muro, porti con sé l’idea di bloccare, filtrare, respingere, separare, difendere, chiudere.
Le immagini e i suoni che negli anni sono stati riprodotti su quella superficie hanno fatto sì che quel muro si sgretolasse e che fosse abbattuto, ogni volta.
Il miracolo si ripete puntualmente con lo stesso entusiasmo e con lo stesso desiderio.
Il muro diventa liquido e noi possiamo oltrepassarlo. Al di là di esso c’è l’infinito. A Palazzo Gradari la funzione divisiva del muro non ha avuto modo di esistere. Mai.
Giuliano Antinori
TUTTE LE PROIEZIONI SONO GRATUITE