The Blues Brothers potrebbe benissimo dichiarare «I miei primi 40 anni». Il leggendario film di John Landis è infatti uno di quei casi esemplari di film accolto malissimo dalla critica dell’epoca (si veda ad es. la recensione del «New York Times», in cui secondo Janet Maslin il regista «riesce a farcire [il film] con un profluvio di riprese insensate, un montaggio che distrae, inquadrando praticamente qualsiasi cosa e da troppe angolature») per poi guadagnare lentamente ma inesorabilmente terreno, diventando una pietra miliare non solo cinematograficamente parlando ma a livello culturale ed entrando nel bagaglio personale degli spettatori che di generazione in generazione lo hanno scoperto.
Numerose le caratteristiche che lo hanno reso così fecondo: la proverbiale comicità demenziale dei due protagonisti, John Belushi e Dan Aykroyd – duo comico-canoro che veniva dal Saturday Night Live e di cui il film può essere considerato un prolungamento – la riproposizione della musica nera soul (nella famosa scena in cui fa la cameriera di un diner, Aretha Franklin compare per la prima volta al cinema, per non parlare delle interpretazioni di James Brown/Reverend Cleophus James, Cab Calloway(!)/bidello, Chaka Khan/corista, Ray Charles/proprietario del negozio di dischi), la carica eversiva della critica istituzionale e culturale – che poi è la chiave vera e duratura del film, agendo attraverso tutti questi livelli – e anche un aspetto forse meno sentito da noi, un ritratto unico della città di Chicago, percorsa in lungo e in largo dalla Bluesmobile. E poi, con il completo nero, il cappello e i Wayfarer sempre indosso, John Belushi è stato immortalato qui poco tempo prima della morte (avrebbe fatto in tempo a comparire in I vicini di casa e poi in un altro ruolo, completamente diverso, in Chiamami Aquila) dopo aver realizzato, questo sì, il sogno perseguito fin da ragazzo, fare il cantante.
Purtroppo «avevo una gomma a terra. Non avevo i soldi per prendere il taxi. La tintoria non mi aveva portato il tight. C’era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C’è stato un... terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette!».
sceneggiatura/screenplay Dan Aykroyd, John Landis
fotografia/cinematography Stephen M. Katz
montaggio/editing George Folsey Jr.
produttore/producer Robert K. Weiss
interpreti/cast John Belushi, Dan Aykroyd, Kathleen Freeman, James Brown, Aretha Franklyn, Cab Calloway, Chaka Khan, Carrie Fisher
TUTTE LE PROIEZIONI SONO GRATUITE CON PRENOTAZIONE
PRENOTA IL TUO BIGLIETTO