Program
2024

23 June
Wednesday 23-06-2021
time 15:30
Teatro Sperimentale - Sala Grande

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Magda Guidi

CORTI IN MOSTRA - PERSONALE MAGDA GUIDI

Italia

SÌ, PERÒ… (Italia, 2000, 2’36”)
NUOVA IDENTITÀ (Italia, 2003, 4’12”)
ECCO, È ORA (Italia, 2004, 3’30”)
I MIRACOLI DI SAN LAZLO – PARTE I (Italia, 2010,1’58”)
VIA CURIEL 8 (Italia, 2011, 8’36”) di Mara Cerri e Magda Guidi
SAN LASZLO CONTRO SANTA MARIA EGIZIACA (Italia, 2014, 2’44”)
GUARDAMI O NON GUARDARMI (Italia, 2014, 1’36”)
DALILA (Italia, 2015, 5’24”)
LA CURVA DEL BAMBINO (Italia, 2016, 1’25”)
SOGNI AL CAMPO (Italia, 2020, 10’11”) di Mara Cerri e Magda Guidi
DIECI STORIE VERE (Italia, 2021, 0’36”)

Incontro con l’autrice a cura di Pierpaolo Loffreda


Il cinema di Magda Guidi

Quello del cinema d’animazione d’autore italiano è sicuramente un mondo a parte, quasi clandestino: la possibilità, da parte degli autori, di far vedere al pubblico i propri lavori è scarsissima (per non dire inesistente, al di fuori dei festival). Prevale così, nell’ambiente, una logica un po’ da carbonari, da votati alla causa… Magda Guidi è una autrice di film d’animazione a tutto tondo, fra le più significative nel panorama odierno, non solo italiano. Ha anche sviluppato una produzione pittorica, sempre d’alto rilievo, in cui prevale uno sberleffo gioioso, irriverente nei confronti delle “sacre verità”, cioè dei luoghi comuni elaborati in abitudini e dogmatismi correnti.

Le sue Madonne con Bambino, i suoi Crocifissi, i suoi Papi e Vescovi tronfi e cialtroni rimandano ad un immaginario libero, scanzonato, sicuramente iconoclastico e altrettanto svampito, leggiadro: ineffabile. Il tutto nell’ambito di un gusto barocco del “tutto pieno”, del sovraccarico contaminato di sensi e di simboli. Tutto ciò si trova anche nei due film punk-religiosi: I miracoli di San Laszlo – parte I e San Laszlo contro Santa Maria egiziaca. La linea poetica portante del cinema di Magda, invece, è basata sulla ricerca, estatica e insieme rispettosa del mistero, di ciò che si muove in un momento imperscrutabile dell’esistenza di tutti (e sul quale in pochi si soffermano): il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, col suo carico di segreti, incertezze, paure, stupore. I suoi due primi film (mentre Nuova identità è un efficace videoclip realizzato per i Tre Allegri Ragazzi Morti), Sì, però… ed Ecco, è ora sono due splendidi esempi di sintesi compositiva che partono dal medesimo concetto: quello della formulazione di un attimo quasi impercettibile che determina il rovesciarsi degli eventi. Il tutto avviene a distanza in Sì, però…, e in modo ravvicinato in Ecco, è ora, in cui un ragazzo e una ragazza attraversano la soglia d’età e di condizione che dicevamo grazie ad un solo sguardo.

Il miracolo dell’incontro segreto-sfuggente si ripete con più ampio spazio narrativo e densità simbolica in Via Curiel 8, realizzato insieme a Mara Cerri. Qui vengono messe a contatto-confronto, a partire da un incontro fortuito, due fasi delle esistenze parallele dei protagonisti: giovinezza e infanzia. Scrutando attraverso una ferita verticale di luce, appare un varco spazio-temporale molto intimo, segreto, che rimanda alla magia sottile e silenziosa del vivere. Uno squarcio significativo, che come sempre, nella quotidianità, svanisce. Delicata l’incertezza sospesa per un attimo – o per sempre – di Guardami o non guardarmi: chi amiamo davvero quando ci avviciniamo ad una persona? È il non detto assoluto, ciò che non possiamo rivelare neanche a noi stessi – perché non lo sappiamo, e comunque non ci lascerebbe indifferenti – che qui viene espresso in maniera semplice: titubando, come facciamo quando viviamo.

Il magnifico film Dalila sintetizza, come una folgorazione a lungo trattenuta, il passaggio d’età che più sta a cuore a Magda attraverso una giovane che ricorda un momento d’infanzia avanzata (diciamo così), in cui il rapporto con gli altri e con la realtà si fa più complesso, e ambiguo, e quando la volontà delle scelte comincia ad essere manifesta a noi stessi. Un disegno aereo, in bianco e nero, col tratto della matita che attraversa il chiarore accecante del ricordo, e la musica che si compone. Grande intensità degli sguardi, connotati dall’incertezza, con gli occhi sgranati. Il discorso sembra proseguire col più breve – e inquieto – La curva del bambino, dove sono i pensieri-insetti fastidiosi a screpolare il rapporto fra la figura rappresentata (un ragazzino col braccio ingessato e gli occhi chiusi) e il mondo. Sogni al campo, di nuovo realizzato insieme a Mara Cerri, sviluppa un racconto più ampio, che parte dalla visione, da lontano, del Palazzo Ducale di Urbino e si perde fra le campagne circostanti. La camminata di un ragazzino su un sentiero, il suo respiro, e il pertugio – di nuovo simbolico – che dà luce all’interno di un capanno, carico di oggetti cari – i giochi – mentre in futuro lo sarà di ricordi. Ci si ritrova più grandi solo grazie ad un fuoco improvviso: un demone che ci ghermisce, ed apre la strada ad un nuovo mistero insondabile: quello dei vecchi – come fantasmi cupi – e della terra scavata. Così il pianto diventa un fiume, dove scoloriscono i ricordi, e il percorso del ragazzo – ormai cresciuto – è fra il grano maturo. Le suggestioni poetiche – aspre, non consolatorie – sono tante, qui come in tutta la produzione di Magda Guidi, il cui stile rimanda a un linguaggio fumettistico arricchito da movimenti combinati con rigore e fantasia e ad una notevole presenza espressiva del sonoro.

Pierpaolo Loffreda

Magda Guidi

Magda Guidi vive e lavora a Pesaro. Frequenta l’Istituto Statale d’Arte di Urbino e inizia a disegnare corti animati nel 2000. Vince con Ecco, è ora il primo premio al Festival Castelli animati di Roma nel 2004. Realizza in animazione il videoclip Nuova identità per i Tre Allegri Ragazzi Morti. Dal 2008 al 2010 collabora con la Socìetas Raffaello Sanzio disegnando delle sequenze animate per lo spettacolo L’ultima volta che vidi mio padre. Insieme a Mara Cerri realizza nel 2011 il corto animato Via Curiel 8 che vince il primo premio al Torino Film Festival. Da allora i premi e le collaborazioni prestigiose si sono susseguiti e i suoi disegni sono stati esposti in numerose gallerie d'arte in Italia e all’estero.

È considerata tra i maggiori esponenti del cinema d’animazione italiano contemporaneo, e i suoi film sono stati selezionati nei più importanti festival europei, al Forum des Images di Parigi, negli Stati Uniti, in Asia sudorientale. Le sono stati dedicati tre volumi dei dvd Animazioni - Contemporary Italian short films, a cura di Andrea Martignoni e Paola Bristot. Nel 2014 la Mostra internazionale del nuovo Cinema di Pesaro le ha dedicato una retrospettiva, edizione del Festival di cui ha disegnato anche il manifesto.

È presidente onoraria di Alma (Associazione Libera Marchigiana Animatori).

FILMOGRAFIA

Sì, però…, 2000
Nuova identità (videoclip per Tre Allegri Ragazzi Morti), 2003
Ecco, è ora, 2004
I miracoli di San Laszlo parte I, 2010
Via Curiel 8 (con Mara Cerri), 2011
San Laszlo contro Santa Maria egiziaca, 2014
Guardami o non guardarmi, 2014
Dalila, 2015
La curva del bambino, 2016
Scavami dentro (videoclip per Danio Manfredini), 2016
Sogni al campo (con Mara Cerri), 2020
Dieci storie vere, 2021

COLLABORAZIONI/SPOT/SIGLE

-2005 “Il nano più alto del mondo”. Regia di Francesco Amato. animazioni di Magda Guidi. -2009/2010 “L’ultima volta che vidi mio padre”. Dramma musicale animato. Regia e drammaturgia di Chiara Guidi (Socìetas Raffaello Sanzio), animazioni di Magda Guidi, Sergio Gutierrez, Andrea Petrucci. -2011 Sigla per NodoDoc,International Documentary Film Festival, Trieste. (Mara Cerri e Magda Guidi) -2012 “Tonda’s wonderland”. Spot pubblicitario per IFI S.p.A. Regia e disegni Magda Guidi. -2013 “ANAGRAMMA”. Performance live, Stefano Sasso, Mara Cerri e Magda Guidi, a cura Camilla Falcioni, Setup, Fiera d’Arte contemporanea indipendente di Bologna -2013 Video istituzionale per la Fondazione Hospice Seràgnoli (Mara Cerri e Magda Guidi) -2014 “Re-Cycling” project. Un film animato di 10 minuti, realizzato direttamente su pellicola 35mm da 10 autori diversi, che firmano la regia di 1 minuto ciascuno. -2020 “W. – Was von der Lüge bleibt”, Film documentario di Rolando Colla, produzione Peacock Film, disegni di Thomas Ott, animazioni di Mara Cerri, Magda Guidi, Virginia Mori

Magda Guidi
Intervista di Pierpaolo Loffreda

Come hai avviato i tuoi primi passi nell’animazione d’autore? La scuola che ruolo ha avuto nella tua formazione? E i tuoi insegnanti?

Ho conosciuto l’animazione d’autore alla Scuola del Libro di Urbino, che ho frequentato dal 1993 fino al 2000, anno in cui ho concluso il Biennio di Perfezionamento. Ero una ragazzina che voleva disegnare i fumetti e che non conosceva nulla dell’animazione. Davanti a me si è spalancato un mondo sconosciuto e meraviglioso. I primi esperimenti in animazione mi riuscivano bene, provavo a visualizzare mentalmente un movimento e a riprodurlo sulla carta, e mi divertivo. E poi, crescendo, il cinema mi attraeva sempre di più, guardavo un film ogni volta che mi era possibile, e gli amici di cui mi circondavo condividevano questa passione con me.

La Scuola di Urbino ha avuto un ruolo decisivo, così come i miei maestri: Stefano Franceschetti, Cristiano Carloni, Anna Pagnini. Sono stata fortunata ad essere loro allieva.

Prima del terremoto del 1997, le aule di disegno animato erano all’ultimo piano del Palazzo Ducale di Urbino, a pensarci ora sembra incredibile. Ci affacciavamo dalle finestre dell’aula di disegno dal vero, e a pochi metri da noi c’erano i Torricini, all’orizzonte gli stessi paesaggi che vedevano Raffaello e Piero Della Francesca, per dirne due. A diciassette anni non ci si pensa, forse, ma con tutta questa bellezza prima o poi bisogna farci i conti.

 

Quali sono stati, dall’inizio ad oggi, i tuoi riferimenti pittorici? E quelli cinematografici?

I riferimenti pittorici sono tantissimi, ma Giotto è quello che ancora oggi mi sconvolge più di tutti.

Per quanto riguarda il cinema, il film chiave è stato Il cielo sopra Berlino, che ho visto insieme a Mara (Cerri) verso la fine della nostra adolescenza. Lì deve essere successo qualcosa: è come se avessi capito improvvisamente cosa si può fare con il cinema, cosa può arrivare a raccontare.

Da lì in poi ho visto tutto con occhi diversi, e guardare film diventò una delle mie attività preferite, come ho già detto. Segnavo tutti i film che vedevo in una grande agenda, per paura di dimenticarli. Lo faccio ancora.

I registi che mi hanno più impressionato, e che in qualche modo hanno lasciato dei segni su di me, sono Pasolini, Bergman, Tarkovskij, Fassbinder. Per quanto riguarda il cinema d’animazione potrei citare decine e decine di capolavori, ma su tutti direi Il riccio nella nebbia e Il racconto dei racconti di Jurij Norstejn.

 

L’ironia e le forme parodistiche-dissacranti hanno un ruolo curioso, a mio avviso, nella tua produzione: una sorta di universo parallelo, che a me piace molto. Ce ne puoi parlare?

Da ragazzina ho avuto un tragico rapporto con la religione e soprattutto con la superstizione. Varie vicende hanno condizionato la mia vita in negativo, e non ero abbastanza grande per capire da dove provenissero certe mie angosce, e soprattutto come contrastarle. Crescendo, finalmente, ho potuto elaborare tutto quello che mi era successo e liberarmi da queste malsane zavorre. Alla fine quindi ho inventato il personaggio di San Laszlo, una specie di saltimbanco circondato da scemi, che si è autocelebrato santo, o anche Papa, ed è al centro di una mini saga punk-religiosa che vorrebbe farsi beffe di tutto il carrozzone Dio-centrico, e di tutte sue contraddizioni.

 

Il tuo universo narrativo si muove fra l’infanzia e l’adolescenza (e soprattutto nel periodo intermedio fra queste due fasi cruciali della vita). Cosa ti intriga di più di questo momento dell’esistenza, e come il linguaggio delle immagini può rappresentarlo? Hai citato Fanny e Alexander di Bergman, a questo proposito…

Questo è assolutamente vero, istintivamente ogni storia che mi viene in mente di raccontare ha come protagonisti dei ragazzini giovanissimi, o dei bambini arrivati al confine dell’infanzia. Ho pensato molte volte ai perché. Forse perché lì c’è, e continuerà ad esserci, un nodo irrisolto, un mistero indecifrabile. Come se lì, in quel momento, ci fosse concesso di vedere qualcosa per un attimo. Poi dimentichiamo che cosa abbiamo visto, ma non di aver visto.

E allora viene la voglia di tornare lì, ancora e ancora, per provare di nuovo a guardare dentro quella fessura.

 

Ci puoi raccontare come è nata e come va avanti la tua collaborazione con Mara Cerri? È insolito e interessante che due autrici condividano un lungo tratto del loro percorso…

Ci siamo conosciute a Urbino in quarta superiore, e siamo diventate subito molto amiche. La nostra amicizia è alla base di tutto. La nostra collaborazione si basa su questo, e sulla fiducia incondizionata che abbiamo l’una nei confronti dell’altra. Poi ovviamente amiamo e siamo attratte praticamente dalle stesse cose, condividiamo una sensibilità e un immaginario comune. Lavorare in due su uno stesso progetto ci riesce in maniera molto naturale, senza forzature. Chiacchieriamo con una birretta in mano e le idee si moltiplicano confrontandosi, parlandone con l’altra. Ci rendiamo conto che è una condizione insolita, ma per fortuna per noi è stato così.

 

L’insegnamento (all’ISIA di Urbino) è stato un nuovo passo importante per te, credo. Stai formando nuovi talenti, che spesso danno prove di grande interesse. Vuoi raccontarci come lavori in questo campo?

Con i ragazzi cerco di essere il più possibile onesta. Non ho avuto una formazione da insegnante, e non posso improvvisare di essere quella che non sono. Mi rapporto a loro come un’autrice, che si rivolge ad altri, giovanissimi, autori. Io cerco di far conoscere loro un certo tipo di cinema, che forse non hanno mai visto, e di provare a dar loro delle chiavi di lettura diverse. Vorrei che nascesse in loro il desiderio di raccontare le loro storie utilizzando questo linguaggio, che è sconfinato, meraviglioso. Tutto il resto lo fanno loro. Sono già preparatissimi, imparano in fretta e hanno una grande energia.

Sia io che Mara, nonostante la brevità del corso, e delle opere stesse, abbiamo visto nascere dei piccoli gioielli animati.

 

Che prospettive pensi possano esserci (o che strade dovrebbero essere aperte, con quali modalità) per il cinema d’animazione d’autore, oggi in Italia? E per un/una giovane alle prime armi? Che consigli daresti?

Non esistono strade tracciate, ogni autore deve riuscire a trovare la propria, rimanendo fedele a sé e al proprio lavoro.

Esiste ovviamente il circuito dei Festival, ma è troppo poco. Nonostante sia una realtà spesso ignorata o sottovalutata, dal grande pubblico ma anche dalle istituzioni, il cinema d’animazione d’autore continua anno dopo anno a proporre nuovi autori di talento, molti dei quali si formano proprio a Urbino. Esiste poi un’identità molto forte, in cui molti autori, seppur diversi, riescono a riconoscersi.

Alla luce di questo, circa un anno fa, è nata Alma, un’associazione che riunisce disegnatori e animatori che vivono o si sono formati nelle Marche, e che si propone, tra molte altre cose, di promuovere il lavoro di questi numerosi autori, molti dei quali conosciuti a livello internazionale. È stato fatto un primo passo, è una realtà destinata a crescere.

 


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