Program
2024

21 June
Tuesday 21-06-2022
time 15:00
Teatro Sperimentale - Sala Grande

Allegria di naufragi 1

Jonas Mekas

As I Was Moving Ahead Occasionally I Saw Brief Glimpses of Beauty - 2° parte

Lituania 2000 , 150'

Copia restaurata dal Lithuanian Film Center in collaborazione con Lithuanian Culture Institute

In occasione del centenario della nascita di Jonas Mekas, il padre dell’American Cinema che proprio a Pesaro venne celebrato nel 1966, la Mostra proporrà l’anteprima mondiale della copia restaurata di As I Was Moving Ahead Occasionally I Saw Brief Glimpses of Beauty in collaborazione con il Lithuanian Film Centre e l’Ambasciata di Lituania in Italia, all’interno delle celebrazioni ufficiali organizzate dal Ministero della Cultura lituano.

«I miei film-diario dal 1970 al 1999. Coprono il mio matrimonio, i bambini sono nati, li si vede crescere. Spezzoni di vita quotidiana, frammenti di felicità e bellezza, viaggi in Francia, Italia, Spagna, Austria. Stagioni dell’anno che attraversano New York. Amici, vita in casa, natura, ricerca incessante di momenti di bellezza e celebrazione della vita – amicizie, sensazioni, brevi momenti di felicità, bellezza. Niente di straordinario, niente di speciale, cose che proviamo tutti durante le nostre vite. Ci sono molte didascalie che riflettono i miei pensieri del periodo. La colonna sonora consiste in musica e suoni registrati per lo più nello stesso periodo da cui provengono le immagini. Qualche volta parlo sul mio registratore, mentre monto queste immagini, adesso, a distanza di tempo. Il film è anche la mia poesia d’amore per New York, le sue estati, i suoi inverni, le strade, i parchi. È il film Dogma definitivo, prima della nascita di Dogma». (Jonas Mekas)

sceneggiatura/script Jonas Mekas
fotografia/cinematography Jonas Mekas
montaggio/edit Jonas Mekas
musica/music Auguste Varkalis
interpreti/cast Jonas Mekas, Jane Brakhage, Stan Brakhage, Robert Breer, Hollis
Frampton, Allen Ginsberg, Peter Kubelka, Nam June Paik, P. Adams Sitney

L’aggettivo “brief”, fugaci, nel lungo titolo del film sta a indicare che le apparizioni di bellezza che vediamo attraverso gli occhi del regista baluginano su un invisibile orizzonte più buio. Sottolineando che ci parla dall’epoca del montaggio, molti anni, addirittura decenni dopo aver girato la maggior parte dei materiali, si rivolge a noi come se fossimo amici suoi mentre lui sta seduto, da solo, sempre tardi, di notte, ad assemblare il film.
Sfiorando le cinque ore, As I Was Moving Ahead Occasionally I Saw Brief Glimpses of Beauty è di sicuro il suo film-diario più lungo. Mekas ci ha sorprendentemente regalato, alla soglia dei suoi 80 anni, la sua opera più toccante e più esuberante. Ci fa sapere, mentre parla da dentro il film, che soverchiato dalla mole di girato che ha accumulato si è rassegnato a montare il film in gran parte a caso, distribuendo le immagini della sua vita in famiglia, volente o nolente, in dodici capitoli. Eppure, a un terzo della pellicola, consiglia a noi spettatori di leggere il film attentamente, di interpretare ciò che ci sta mostrando, anche se più avanti sosterrà che queste immagini sono non-mediate, trasparenti, che significano solo se stesse. Contraddizioni di questo tipo abbondano in As I Was Moving Ahead…; le parole di commento che scorrono sulle immagini sono le più ricche e complesse con cui il regista si sia mai cimentato. In seguito l’io narrante si rivolge con forza a una serie di esseri a cui nel corso del film dà del tu. Nell’insieme, questi discorsi tracciano una successione di rapporti triadici (ovvero “io-tu-le immagini del film”) che generano le interazioni dialettiche fra capitolo e capitolo.
In diversi punti di questo commento in voice over, insolitamente abbondante e speculativo, Mekas insiste che questo film è sul nulla, di fatto è “un capolavoro di nulla”. Il ripudio dello sviluppo cronologico, il ripetersi delle didascalie, il commento che enfatizza momenti sia di estasi sia di memoria involontaria e la durata stessa dell’opera sono tutti dispositivi mirati a impedirci di arrivare velocemente a una comprensione della sua forma complessiva o a una facile mappatura del suo dipanarsi.
Ciascun capitolo si sofferma sulle gioie della vita quotidiana e si meraviglia davanti alla sua evanescenza; in ciascuno vengono introdotti materiali nuovi che alterano di poco il punto di vista autoriale, pur affermando continuità con i capitoli precedenti. Successivamente grazie all’alternanza ritmica dei capitoli si articola la dinamica di crisi del film nel suo complesso. Di norma Mekas parla sulla colonna sonora in prossimità dell’inizio dei capitoli commentando l’avanzamento o il carattere irrisorio del film. Spesso ride di se stesso, e della propria autoconsapevolezza quando parla al suo pubblico.
[…] Il titolo, corroborato dai numerosi commenti sparsi in voice over, insiste sul concetto che il continuo scorrere della vita sia irradiato da flash di euforia, “un’epifania dietro l’altra”, per esprimersi con David James a proposito dello stile di Mekas.1 L’insistenza sulla gravità di questi momenti descrive non solo il marchio della sua regia ma insinua anche che le illuminazioni di bellezza e felicità si stagliano su uno sfondo di angoscia protratta. Nel primo capitolo leggiamo la didascalia “su un uomo dal labbro sempre tremante a causa del dolore e della sofferenza che ha provato nel passato, che solo lui conosce –”. Significativamente subito prima di questa didascalia compare un’immagine del regista mentre suona il bajan. Mekas come Orfeo canta una canzone senza parole mentre scorrono queste immagini, e sulle successive inquadrature di pioggia e fulmini. Lo sentiamo ancora cantare quando interviene una didascalia più aneddotica: “Mi ricordo la mattina in cui sono passato accanto ad Avignone…”. La causa e la natura del dolore del regista menzionate in questo passaggio non sono esplicitate nei suoi film-diario; forse perché non è possibile farlo, forse perché è avvenuto prima di possedere una macchina da presa, o forse perché parlarne è intollerabile.
[…]
Nel corso della sua carriera Mekas ha accumulato con cura immagini di se stesso. Più volte ha messo la macchina da presa su un cavalletto per scattare un ritratto formale. Gli ultimi minuti di As I Was Moving Ahead… sono così carichi di questi autoritratti che la loro frequenza annuncia l’imminente conclusione del lungo lavoro. Dopo l’ultima delle tre apparizioni della didascalia “in quel momento mi sono ricordato di ogni cosa, a frammenti –“ ha inserito un brevissimo scorcio del battesimo di Una Abraham (la prima scena con titolo, nel Capitolo Uno), segnalando che l’arco della memoria abbraccia tutto il film. Questi gesti indicano un riorientamento formale, in quanto il regista ha smesso di far prevalere il caso nell’articolazione delle sequenze del film. Interrompe il crescendo finale con due minuti di pasti, feste di compleanno, bambini che giocano. Questo passaggio termina su un ballo frenetico in cui vediamo il regista portare un bimbo a cavalcioni. È durante questa scena che comincia a cantare la lunga melodia conclusiva che inizia così: “Non so che cosa sia la vita”.
Alla fine c’è un’inquadratura di felicità raggiante in cui Hollis bacia Jonas sulla guancia mentre lui beve un bicchiere di vino. È il culmine dell’ode alla felicità del capitolo conclusivo; evidentemente Mekas se l’è tenuta per questa collocazione chiave. Mettendola in questa posizione onora la moglie, i loro anni insieme, e accoglie i suoi futuri spettatori. Per il finale ci regala un altro autoritratto, che ha ripreso quando stava finendo il montaggio: il poeta settantottenne guarda in macchina e, in senso figurato, guarda noi e retrospettivamente le immagini della sua vita. Nel decidere che l’immagine conclusiva sia quella di un se stesso apparentemente più vecchio di vent’anni rispetto a quelle che abbiamo visto per quasi tutto il film, mette in scena il salto temporale fra il girato e il montaggio.
Adattamento dal libro di P. Adams Sitney Eyes Upside Down: Visionary Filmmakers and the Heritage of Emerson, Oxford, Oxford University Press, 2008, in Jonas Mekas, cofanetto Potemkine

David E. James, Film Diary / Diary Film: Practise and Product in Jonas Mekas’s Walden, pag. 157: «Il costante movimento della macchina da presa crea un flusso continuo di scorci visivi che indugiano su un'epifania dopo l'altra – un volto, una tazzina di caffè, un cactus, un piede, un cane che si gratta, un altro volto, una cinepresa». 

Jonas Mekas (1922-2019) nacque nel villaggio agricolo di Semeniškiai, in Lituania. Giovane poeta coinvolto nella sua comunità, venne coscritto ai lavori forzati in Germania e poi deportato, esiliato in America all'età di 27 anni insieme al fratello Adolfas. A due settimane dal suo arrivo, con un po’ di soldi in prestito si è comprato la sua prima cinepresa, una Bolex 16mm, cominciando a registrare brevi momenti della sua vita. Ben presto si è trovato coinvolto nel movimento del cinema d'avanguardia americano, girando i suoi primi documentari all’inizio degli anni Cinquanta. Nel 1955 ha fondato la rivista cinematografica «Film Culture». Cinque anni dopo ha contribuito a fondare il New American Cinema Group. Nel 1962 ha fondato la New York Film-makers' Cooperative. È stato fra i co-fondatori, e ha diretto a lungo, gli Anthology Film Archives di New York. Si è avvicinato al movimento Fluxus, fondato dal lituano George Maciunas. Mekas è stato l'unico espositore al Padiglione lituano della Biennale di Venezia del 2005. Nei suoi ultimi vent'anni ha anche pubblicato diversi libri con i suoi diari, poesie, sogni, articoli, aneddoti e conversazioni.

Guns of the Trees (1961), The Brig (1963), Award Presentation to Andy Warhol (1964), Notes on the Circus (1966) Cassis (1966), Diaries, Notes & Sketches (Walden) (1969), Reminiscences of a Journey to Lithuania (1972), Lost Lost Lost (1975), In Between (1978), Notes for Jerome (1976/1978), Paradise Not Yet Lost (1979), He Stands in a Desert Counting the Seconds of His Life (1988), Scenes from the Life of Andy Warhol (1990), Zefiro Torna or Scenes from the Life of George Maciunas (1992), The Education of Sebastian or Egypt Regained (1992, video), Mob or Angels (1993, video), Imperfect 3-Image Films (1995), On My Way to Fujiyama I Met… (1995), Memories of Frankenstein (1996), Happy Birthday to John (1996), Birth of a Nation (1997), Scenes from Allen’s Last Three Days on Earth as a Spirit (1997, video), Simphony of Joy (1997, video), Song of Avignon (1998), As I Was Moving Ahead Occasionally I Saw Brief Glimpses of Beauty (2000), Notes on an American Film Director at Work (2008), Out-Takes from the Life of a Happy Man (2012)


TUTTE LE PROIEZIONI SONO GRATUITE


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