In una missione che non può non ricordare quella di Werner Herzog nella grotta Chauvet, la regista esplora e si immerge (filmando in parte in 8mm e in parte con il cellulare) nelle acque dei “cenote”, cavità nel sottosuolo delle antiche terre Maya che assolvevano il fabbisogno di acqua potabile. Secondo le credenze di questa cultura, nel fondo dei cenote abitava il dio della pioggia Chaac che esigeva sacrifici umani, e quindi lì si incontravano il mondo terreno e quello dell’aldilà (che così si sarebbe curiosamente trovato in posizione inversa rispetto a quella che ha nell’immaginario occidentale). Alle bellissime e ipnotiche immagini acquatiche si accompagnano voci sussurrate che narrano il mito Maya e riprese delle attuali popolazioni locali, ancora legate alla civiltà ancestrale.
La regista giapponese Kaori Oda (Osaka 1987) lavora principalmente nel documentario, con un particolare interesse nei confronti della memoria portato avanti tramite immagini e suoni. Il suo primo cortometraggio, Noizu ga iu niwa, documentario sul suo coming out, ha vinto il premio del pubblico al Festival di Nara nel 2011. Negli anni successivi ha studiato a Sarajevo con la supervisione di Béla Tarr: il risultato è stato Aragane (2015), lungometraggio girato in una miniera di carbone bosniaca, che ha ricevuto la Menzione speciale al Festival di Yamagata e poi è stato selezionato in tutto il mondo (Doclisboa, Mar del Plata, Sarajevo, Taiwan International Documentary Festival). Il secondo film, Toward a Common Tenderness (2017), è stato presentato a DOK Leipzig.
sceneggiatura/screenplay Kaori Oda
fotografia/cinematography Kaori Oda
montaggio/editing Kaori Oda
suono/sound Hayato Nagasaki
produzione/production cinevendaval, FieldRain
voci narranti/narrators
Araceli del Rosario Chulim Tun, Juan de la Rosa
Mibmay
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