Lezioni di Storia #6 - Venti dell'Est. Cinema sperimentale al di là del Muro. Polonia
YYAA mostra come il cinema possa manipolare la realtà rappresentata attraverso il montaggio. L’artista si è filmato mentre grida «Yyaa!» sempre nella stessa stanza ma con illuminazioni diverse, poi ha montato tutte le riprese creando un singolo grido, impossibilmente lungo e altrettanto impossibile nella realtà.
Fondato nel 1970 come circolo accademico presso la Scuola nazionale di cinema, televisione e teatro Leon Schiller di Łódz ́, il Warsztat Formy Filmowej (Laboratorio della Forma cinematografica) ha avuto un’importanza cruciale in Polonia nel fissare un paradigma per le pratiche settantesche di ricerca sul “cinema-cinema”, contribuendo a formare un gruppo pionieristico nell’ambito dell’arte concettuale e dell’arte analitica, attivo in quasi tutte le sfere della creazione visiva, tanto che diversi membri del Laboratorio sarebbero poi diventati figure di spicco dell’arte contemporanea polacca. Durante il periodo di sperimentazione trascorso al Warsztat hanno prodotto opere che avevano la struttura della produzione cinematografica ma presentavano la tendenza a sganciarsi dai vincoli narrativi e letterari. I componenti del Warsztat Formy Filmowej perpetuavano la tradizione dell’avanguardia con un atteggiamento concettuale-analitico, al contempo riconoscendo i legami con il dadaismo, rappresentato da Stefan e Franciszka Themerson, e con il costruttivismo di Władysław Strzemin ́ski e Katarzyna Kobro. È naturale quindi che nascesse una collaborazione con il Museo d’arte della città, all’epoca diretto da Ryszard Stanisławski.
Fra i fondatori del Warsztat Formy Filmowej si annoverano studenti ed ex allievi della Scuola di cinema, fra cui Wojciech Bruszewski, Paweł Kwiek, Andrzej Rózycki, Józef Robakowski, Zbigniew Rybczynski, Kazimierz Bendkowski, Antoni Mikolajczyk, Janusz Polom e Ryszard Wasko, pionieri della videoarte polacca e del cinema strutturalista dell’Europa centrale e orientale che avevano ripudiato la narrazione classica e il mezzo cinematografico tradizionale, lavorando invece in limine fra cinema e arte contemporanea.
La loro attività – durata fino al 1977, con la chiusura del Warsztat – si è rivelata forza profondamente sovversiva sia per quanto riguarda il cinema sperimentale polacco sia come centro propulsore di ribellione creativa. Gli artisti appartenenti al gruppo esercitavano una critica ad ampio raggio, compreso verso il sistema universitario e gli organismi della produzione cinematografica, tentando di disancorare il cinema dai codici narrativi, smascherarne l’artificiosità e analizzare i fondamenti del mezzo espressivo.
La critica al cinema inteso come spensierata creazione di mondi immaginari andava di pari passo con l’esigenza di analisi del mezzo, che si è calata spesso nel tentativo di scavare fino alle sue fondamenta e mettere a nudo quanto facile sia manipolarlo.
D’altro canto una macchina da presa, e più avanti una videocamera portatile, nelle loro mani si è trasformata in uno strumento inestimabile che ha permesso al gruppo di dar luogo a un’interpretazione alternativa della realtà, diversa da quella cui tutti si erano abituati e avevano “naturalmente” adottato Il Warsztat Formy Filmowej si è distinto non solo per il grado di libertà di cui hanno goduto i suoi membri ma anche per l’alta qualità delle attrezzature professionali a cui hanno avuto accesso. «All’interno del Laboratorio gli aderenti potevano creare il proprio percorso didattico e di ricerca al di là dei requisiti della scuola, pur beneficiando del sostegno finanziario e infrastrutture tecniche della stessa. Ecco perché, come sottolinea lo storico dell’arte Łukasz Ronduda, “la maggior parte dei loro film estremi è stata girata nel formato ‘hollywoodiano’ del 35mm”».
Un programma di Federico Rossin
Nei paesi dell’Europa dell’Est, in piena guerra fredda, decine di cineasti hanno sfidato le autorità filo-sovietiche realizzando film sperimentali sovente in aperta rottura estetica, politica ed economica. Con questo nuovo capitolo delle “Lezioni di storia” pesaresi vogliamo far approdare il pubblico su di un continente ancora inesplorato, rimasto sommerso fino ad oggi. Una panoplia di film sorprendenti in dialettica aperta con il cinema d’autore internazionale, con il cinema commerciale dei paesi capitalisti, e con il realismo socialista d’oltrecortina. Tre esperienze nate grazie al finanziamento pubblico delle scuole di cinema durante gli anni del socialismo, ma tre esperienze di liberazione dalla propaganda e dagli stilemi del cinema commerciale tout court.
TUTTE LE PROIEZIONI SONO GRATUITE