Inaugurazione dell'installazione video-fotografica
Aperta da martedì 22 a sabato 26 giugno
Orari: 18:00 - 21:00
Le porte regali (2015-2018), Coma Berenices (2018), Maria fuit hic (2020)
Ogni esposizione è una camera verde: incarna il desiderio connaturato di guardarsi indietro e celebrare i morti. All’interno di questa stanza ideale che rifiuta il presente ed esclude il futuro, abbiamo riunito arbitrariamente grazie all’amico di vecchia data Mauro Santini e alla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, tre progetti (Le porte regali, Maria fuit hic, Coma Berenices) accomunati da una personale riflessione sul potenziale esoterico, spesso obliato, dell’immagine.
Ispirato, in parte, alle riflessioni su arte e sogno di Pavel Florenskij e al saggio omonimo sull’icona apparso nel 1922, Le porte regali è un trittico suggerito dal critico cinematografico Adriano Aprà per la sua iniziativa FuoriNorma – La via neosperimentale al cinema italiano. Composto da tre lavori - Iconostasi, Psicopompo e Dagadòl - è il nostro personale tentativo di evocare una metafisica delle immagini e della luce, richiamando arbitrariamente la struttura divisoria interposta fra la zona presbiteriale e quella riservata ai fedeli nel rito cristiano ortodosso. Protagonisti assoluti di questa epica dello sguardo sono gli occhi e la loro capacità di farsi impressionare, assistiti simbolicamente da demiurghi capricciosi in bilico tra il mondo sensibile e il sovrasensibile: un traghettatore di anime (Psicopompo), un leviatano (Dagadól) e un tramezzo dipinto munito di tre porte (Iconòstasi). Mesmerizzati da queste ipotetiche guide ultraterrene, con la sola protesi dello sguardo possiamo dimenticare il sé e varcare le “porte regali” dell’iconòstasi, lo squarcio che mette in contatto cielo e terra, la corda tesa tra la veglia e il sonno, il luogo in cui le cose si manifestano per quello che sono: prodotti della luce. Un invito ad abbandonarsi, a sprofondare, a disobbedire ai sensi intorpiditi dall’horror pleni, dalla bulimia visiva e dall’inquinamento immaginifico.
Sempre gli occhi e la loro capacità di farsi impressionare sono i protagonisti del progetto fotografico Maria fuit hic, realizzato utilizzando una pellicola estremamente sensibile, costituita da grani di alogenuro d'argento molto grandi, in grado di restituire un’immagine rarefatta, una traccia incorporea in divenire. Questo intento trae origine dal desidero di dissolvere la propria identità, di disfarsene assumendo nuovi connotati, testimoniandone allo stesso tempo l’abbandono. Maria fuit hic che riprende l’iscrizione in latino di Jan Van Eyck nel suo celebre Ritratto dei coniugi Arnolfini, è infatti una raccolta di autoritratti ideati e messi in scena all’interno di una ipotetica camera verde di matrice truffautiana in grado di immortalare estemporaneamente gli stati molteplici dell’essere: ‘Il me che fui, sono e non sarò mai’. Coma Berenices ne è l’estensione naturale in forma video, in cui il soggetto si nega allo sguardo per poter essere immaginato e prolungare nelle stanze della memoria la propria effimera esistenza. Così come quella delle opere qui presenti (e non) che solo parzialmente hanno a che fare con noi. La loro creazione trae origine da un moto, da un intento coadiuvato da una quinta mano, quella dell’invisibile, che prettamente s’incarna nel medium cine-fotografico.
Morgan Menegazzo, Mariachiara Pernisa
Morgan Menegazzo (1976, Lendinara) è regista, autore e coordinatore editoriale. Dopo gli studi in Cinematografia compiuti al D.A.M.S. di Bologna, consegue il diploma in regia presso la Nuova Università del Cinema e Televisione (NUCT) a Cinecittà.
Mariachiara Pernisa (1981, Lugo) è autrice, fotografa e montatrice. Dopo la laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, consegue il diploma specialistico in montaggio e fotografia presso l’Accademia di Cinema e Televisione Griffith di Roma.
Nel 2001 dal loro incontro nasce Hankgefmobility, un progetto multidisciplinare indipendente che comprende opere video, film e documentari. Le loro opere sono state distribuite in sala, proiettate alla Cineteca Nazionale di Roma, alla Biennale di Hannover Up and Coming e al MART di Rovereto, trasmesse da emittenti televisive e network satellitari come RAI, Al Jazeera e Russia Today e selezionate da festival cinematografici nazionali e internazionali, tra cui Torino Film Festival, Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro, Haverhill Experimental Film festival ed Experiments in Cinema.
LISTA DEI FILM
Le porte regali - Tre ipotesi sulla natura esoterica dell’immagine
2015/2018- 60’ - HD/Super8, colore, 16:9 - Musica: Sottosuono (Psicopompo), Distribuzione: Tao Films
Coma Berenices
2018 - 5’40’’ - HD, b/n, 16:9 - Musica: Valse Triste/Jean Sibelius, Produzione: Avvistamenti
Pesaro 2002, sala video dello Sperimentale (non ancora sala Pasolini): una giovanissima coppia di filmmaker presenta L’acqua che pesa non viene dal cielo. Inizia qui per me una lunga condivisione di rassegne e di idee con Mariachiara e Morgan, che negli anni a seguire torneranno alla Mostra frequentemente, prima nei programmi a cura di Andrea Di Mario e poi in varie edizioni di Satellite.
La loro ricerca di questi vent’anni è sempre stata avulsa dal cinema mainstream, ma pure ai margini delle vetrine del cinema sperimentale; sapientemente in disparte, come le loro carnagioni chiare dal sole estivo pesarese. Quasi due elfi, anzi: un elfo e una fata. E come una fata ed un elfo, Mariachiara e Morgan credono al senso esoterico dell’immagine, al “potere del cinema di annunciare altre realtà”.
Nel loro percorso filmico si può rintracciare una ricerca del sacro, o meglio di una sacralità dell’immagine: una purezza percettiva che cercano laddove il 4k fallisce, ovvero nell’eccesso di definizione. Le loro opere si pongono in antitesi con il mondo oggettivo - e la sua presunta rappresentazione attraverso la concretezza del digitale - mettendo a nudo l’immaterialità del supporto. Ne smascherano l’inautenticità, trasfigurando forme solide in colori, suoni, luci ed ombre, conducendoci come psicopompi (o meglio, direi io, psicagoghi) verso mondi altri, anche attraverso il recupero di espedienti tecnici appartenenti all’analogico, come le riprese con foro stenopeico. Il mezzo cinematografico e fotografico sono così utilizzati come strumenti di indagine esoterica.
La riflessione sul valore delle immagini è puntuale e costante, mai solo puramente estetica; liberate dagli obblighi della rappresentazione del vero, esse germogliano insieme ai suoni, occupano lo spazio, lo saturano fino a divenire insostenibili.
Questa loro necessità di debordare dai quattro lati di uno schermo è anche il motivo dell’esposizione di quest’anno allo “spazio bianco”, che fa seguito a quella di altri due autori come Rossi e Cornelio cui la sala va troppo stretta; e così come le loro foto dialogava-no con la proiezione di una trilogia, le fotografie di Mariachiara del piano superiore - camera verde di ritratti di un essere mai esistito o che esiste da sempre - aprono la via alle vi-sioni/memorie del sottosuolo.
Mauro Santini