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Bussare alla porta della memoria con una videocamera. Un gruppetto di persone ha preso le loro videocamere e sono tornate ai rispettivi paesi di provenienza, in cerca degli esponenti della vecchia generazione che ancora vivono in case buie e austere. Hanno tentato di tirar fuori i ricordi sepolti in fondo alla loro memoria. Ciascun “regista” aveva qualche collegamento con i luoghi, alcuni vi sono nati o cresciuti, altri ci vivono ancora, altri non ci hanno mai vissuto ma i nonni o i bisnonni sì. Per gli anziani del paese è stato a volte il primo incontro con qualcuno armato di macchina da presa che chiedesse loro di schiudere i propri ricordi. È come se i membri della generazione più giovane saltassero quella dei genitori – la generazione della memoria cancellata – e si rivolgessero ai più anziani per avere nozione del passato. Un incontro che può essere scomodo e imbarazzante ma ha anche un coté avventuroso. Le loro storie infatti ora sono dei nuovi documentari, uno dei quali viene presentato in questo programma.
Contesto
Caochangdi Workstation è uno spazio indipendente fondato nel 2005 a Pechino dal regista e autore teatrale Wu Wenguang. Nell’estate del 2009 ha inaugurato un progetto di documentari mirato a raccontare gli avvenimenti della Grande carestia cinese (1959-1961). Nell’estate del 2010 eravamo arrivati a 21 partecipanti, facendo della Caochangdi Workstation un caposaldo del “progetto memoria popolare”. Questi 21 partecipanti sono tornati di loro sponte ai propri paesi d’origine e hanno realizzato interviste e preso appunti per il progetto. Alcuni di loro hanno oltre 60 anni, hanno esperienza nel documentario o nel teatro, oppure lavorano nel campo dell’arte, altri ancora sono studenti universitari. Il progetto ha avuto un effetto valanga, raccogliendo sempre più adesioni e generando un grandissimo volume di documenti e interviste destinati all’archiviazione. Al 2020 i partecipanti erano saliti a 216, tutte persone che sono tornate ai paesi d’origine e hanno realizzato nell’insieme oltre 1480 interviste in 22 province e 323 villaggi. Gli argomenti delle interviste sono principalmente la Grande carestia cinese, il Grande balzo in avanti, la riforma fondiaria e la rivoluzione culturale, attraversando diversi periodi storici. Il progetto è di fatto un tentativo di creare un archivio di memoria popolare. dal 2010 al 2018 all’interno del Memory Project sono stati fatti 64 film da 24 autori.
Shao Yuzhen - My Village 2020 (2020, 85')
Il 2020 è stato un anno particolare, nel corso del quale la pandemia si è diffusa in tutto il mondo. Il primo luogo ad essere colpito è stato la città cinese di Wuhan. La “Festa di Primavera” ha avuto ben poco di festivo. Io e la mia famiglia, gente comune, siamo rimasti a casa senza mai uscire. Non ho fatto altro. Shao Yuzhen, una dei partecipanti al Villager Documentary Project, è nata nel 1950. Ha trascorso tutta la vita nel paese di Shaziying (distretto di Pechino Shunyi), dove ha anche lavorato. Nel 2005 ha aderito al Villager Documentary Project di Caochangdi, realizzando un cortometraggio intitolato “I Film My Village”. Da allora ha fatto sette documentari, My Village 2006, My Village 2007 and My Village 2008, My Village 2009, My Village 2010, My Village 2017 e My Village 2020.
a cura di Gianmarco Torri
Questa sezione nasce come tentativo di riflettere criticamente su quello che è accaduto nell'ultimo anno. Obbligati/e a vivere e a lavorare quasi esclusivamente online, abbiamo assistito a innumerevoli proiezioni, incontri, conferenze virtuali, e ognuno/a di noi si è reso/a pienamente conto della quantità di materiali disponibili sul web.
Materiali talvolta comparsi in relazione alle esigenze di questo anno vissuto a distanza, come sostituto virtuale di forme di programmazione cinematografica tradizionali, ma per altri versi e in gran parte già disponibili da anni sui siti e i canali di molte istituzioni archivistiche, associazioni, musei, festival, progetti culturali e filmmaker.
Ci siamo imposti di provare a capire come l'esperienza di questo anno potesse trasformare il nostro lavoro, cercando di reagire positivamente a questo momento storico e di trarre qualche lezione utile per il futuro.
Nessuno più di noi crede all'attualità e alla necessità di un'esperienza cinematografica reale e in sala, e abbiamo cercato di dimostrarlo con una sezione super8 che nelle ultime edizioni ha presentato e fatto scoprire non solo “immagini”, ma i film nella loro materialità, i cineasti e le cineaste con la loro personalità e fisicità, la proiezione nella sua dimensione performativa, esperienziale e collettiva.
Ma non si può ignorare quello che è accaduto, e i cambiamenti di prospettiva, culturali e sociali che questo ha provocato. In fondo abbiamo forse guadagnato una maggiore lucidità su quello che stava succedendo da almeno due decenni.
Per rispondere a questa sfida in una prospettiva di lungo periodo abbiamo declinato la nostra riflessione sui materiali accessibili liberamente e permanentemente online, che ci paiono quelli che più si prestano a modificare i tradizionali equilibri tra accesso, curatela e cultura cinematografica.
E quelli che, in una dimensione ancora un po' utopica (e non per forza pirata), consentono davvero il superamento di alcune barriere (gerarchiche, geografiche, economiche e culturali) e di mantenere in vita un'interpretazione (forse dimenticata e comunque oggi poco praticata) del web come qualcosa di diverso da uno dei tanti strumenti per la trasmissione di contenuti a pagamento.
Il flusso di immagini disponibile liberamente attraverso la rete non diminuirà sicuramente nei prossimi anni, ed è anzi certo che continuerà a crescere esponenzialmente.
Ci siamo detti che questo territorio immenso offre a chi vuole fare cultura cinematografica un patrimonio mai così facilmente a portata di mano, in una certa misura persino sottratto alle scelte del mercato e degli operatori commerciali, che merita di essere messo in evidenza e che può essere valorizzato invece che essere solo deprecato perché svilisce l'esperienza del cinema, come se la maggior parte di noi, anche per sfuggire agli orizzonti culturali limitati della programmazione cinematografica tradizionale, non si fosse formata già da decenni attraverso “piccoli schermi”.
Abbiamo scelto di esplorare questo patrimonio, non con una improbabile attitudine enciclopedica – mappare ed elencare siti web, o risorse online, per quanto utile, non equivale a produrre una riflessione su questa opportunità.
Quanto piuttosto attraverso la guida e il punto di vista critico di alcuni/e curatori/curatrici che si mettessero in gioco in questo esperimento e che ci offrissero la loro esperienza.
Abbiamo chiesto di esporre e condividere gli strumenti che – ognuno/a nel proprio campo d'indagine – usano per orientarsi, i punti di riferimento, le conoscenze, gli snodi concettuali con cui affrontano la costruzione di un percorso online e gli usi che fanno (e pensano di poter fare) di questa dimensione cinematografica “virtuale” nel proprio lavoro, in una modalità che metta in luce le opportunità e le criticità, che sappia contestualizzare e collocare le risorse in una dimensione storica e critica, che ci faccia al tempo stesso scoprire nuovi sentieri e che ci dia gli strumenti per crearne di nostri.
Si tratta senza dubbio di un percorso in progress, che tuttavia crediamo vada seguito e che siamo convinti che negli anni a venire porterà grandi cambiamenti sia nell'accesso al patrimonio cinematografico mondiale, sia nel lavoro della curatela e della programmazione, sia nella didattica e nella diffusione della cultura cinematografica.
Vorremmo che Pesaro diventasse il luogo di esplorazione critica di un territorio che tutti/e frequentano ma che nessuno/a conosce appieno, e che dalla condivisione e giustapposizione di prospettive nascesse gradualmente una mappatura, e un'ipotesi di lavoro per il futuro.
A questa sezione si accompagna un e-book, pubblicato dalla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema e disponibile gratuitamente sia sul sito del festival che sulle principali piattaforme di distribuzione, che approfondisce questa riflessione attraverso saggi critici e ulteriori percorsi di visione dei curatori e delle curatrici qui presenti a cui si aggiungono i preziosi contributi di Oliver Hanley, Maurizio Marras, Rick Prelinger.
OPEN ACCESS CINEMA
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