Programma
2024

19 Giugno
Mercoledì 19-06-2024
ore 17:10
Teatro Sperimentale - Sala Grande

Il mio film

Enea Colombi

MARE DI GUAI - Ariete

Italia 2023 , 3'22''

 

FOCUS: ENEA COLOMBI


Nuova Registrazione 527 (Mara Sattei) 2020
2’28’’
Mentre nessuno guarda (Mecna) 2020
8’03’’
Fette biscottate (Fanoya) 2020
3’48’’
Soli (Mecna, Ghemon, Ginevra) 2021
3’38’’
E te veng’ a piglià (Liberato) 2021
3’56’’
Carlito’s Way (Tropico) 2021
3’45’’
Geniale/ Non esiste amore a Napoli (Tropico) 2021
8’06’’
Ovunque sarai (Irama) 2022
3’20’’
Mare di guai (Ariete) 2023
3’ 22’’
Un milione di notti (Mr. Rain, Clara) 2023 director’s cut
2’’40’’

Durata complessiva 43’ 06’’

   

MILENA GIERKE crediti Martin Schoeller

 

Enea Colombi è un regista emergente italiano, nato nella provincia padana lontano dal caos delle città. Talento in ascesa in Italia e a livello internazionale, ha iniziato la carriera all'età di 16 anni, realizzando i suoi primi video musicali per la scena rap italiana. Ora lavora per marchi internazionali e importanti artisti nazionali. Più recentemente ha vinto un UK Music Video Award per il video Mare di Guai dell'artista pop italiano Ariete, diventando così il primo regista a ricevere questo riconoscimento a livello nazionale. Ha ricevuto premi e nomination ai più importanti festival di settore e rassegne online, come YDA (Cannes), 1.4, Director’s library, Director’s notes, Vimeo Staff Pick, Shots Awards, YoungGuns (NY) e Berlin Music Video Awards. L'ambiente naturale e la relazione simbiotica tra i rapporti umani e la natura circostante influenzano il lavoro e lo stile di Enea, generando un mondo narrativo basato su un certo realismo magico. Arte, moda e cinema sono sempre stati i tre pilastri del suo lavoro, che intreccia nei suoi progetti commerciali, video musicali e narrativi. Recentemente ha concluso il suo primo progetto di narrativa breve, una favola dark ambientata sulle rive del Po. Il giorno dopo è il suo cortometraggio d’esordio.

 

 

a cura di Luca Pacilio

Come hai iniziato e come sei riuscito ad arrivare in così pochi anni a una videografia nutrita e ad artisti così importanti?
Nasco in un paesino della provincia di Piacenza in cui non c'è nulla – e se non ti inventi qualcosa muori di noia – da una famiglia che mi ha cresciuto tra mostre e musei. Già a 14 anni sperimentavo con una videocamera trovata in casa e, ambendo a fare un salto professionale, ho iniziato a frequentare club e discoteche di provincia in cui a volte erano ospiti DJ e rapper di nome: mi sono appassionato così allo showbiz musicale, un mondo nascosto dietro le quinte che potevo guardare da un punto di vista privilegiato. A 16 anni ho iniziato a prendere contatto con realtà discografiche della scena torinese e milanese proponendomi come videomaker a titolo gratuito, pur essendo totalmente a digiuno delle pratiche del videoclip. Fino a quando non è arrivata la prima proposta importante, Mondo Marcio, un artista che aveva segnato in maniera significativa la mia adolescenza. Da lì un vero effetto a cascata che mi ha permesso di lavorare con artisti come Vegas Jones, Mr. Rain, Elodie, Lazza, Ernia… Ho fatto parte di quella generazione che ha goduto del boom di YouTube, anni in cui c'erano pochi videomaker e in cui il passaparola aveva un ruolo cruciale.
Il tuo è da subito un videomaking d’autore. Un esempio: è difficile eludere la performance frontale quando si ha a che fare con un pezzo così declamato come Mentre nessuno guarda di Mecna. Il tuo video va altrove, fa di Mecna il fil rouge che unisce i quadri narrativi.
Premesso che il mio lavoro nasce anche dall'esigenza di mettersi alla prova tecnicamente e di pensarsi al servizio degli altri, in un’ottica professionale, la collaborazione con Mecna è stata fondamentale perché è un artista che mi ha dato grande libertà. Da subito con lui l'intenzione era di staccarsi da certi modelli: il playback, l'autocelebrazione della star. Mentre nessuno guarda è proprio il tentativo di creare una narrativa diversa: il mettere insieme tanti fili e unirli è un’idea sostenuta da Mecna che mi ha dato piena libertà di scegliere come tagliare e ricomporre i quadri. Ho poi avuto la piena fiducia della Borotalco e del producer Luca Degani. Luca è stato importantissimo per la mia crescita perché non solo mi ha spiegato che esiste la possibilità di dire di no, ma soprattutto quanto è importante farlo, a volte. Questo mi ha fatto maturare molto artisticamente.
Dài sempre grande importanza all’aspetto compositivo dell’immagine, ai contesti ambientali, soprattutto naturali, alla collocazione delle figure nello spazio.
Qui gioca un ruolo decisivo l'imprinting fotografico che ho avuto fin da ragazzino: sono stato abituato a ragionare per immagini. E poi l’attenzione alla collocazione quasi geometrica dei personaggi all'interno dei contesti - naturali o architettonici - è anche una modalità che agisce in contrasto con una vita sempre in movimento, frenetica, turbolenta: come se alle immagini volessi attribuire quella stabilità e quel controllo che mi sfugge nella realtà quotidiana. La propensione per gli scenari naturali, invece, deriva dalle mie origini, da un’adolescenza vissuta a contatto con la natura, un mondo che nei miei lavori assume i toni di una dimensione ideale, incontaminata, un po’ malinconica.
Dei tuoi video iniziali mi colpisce la ricorrenza dello zoom: allarghi e mostri cosa circonda il personaggio. Lo usi come un sipario, a rivelare lo scenario.
È proprio un'apertura di sipario, un meccanismo ingannatorio perché, allargando, nell'immagine entrano dettagli imprevisti o luoghi che non ti aspetti, una soluzione che crea stupore e che mi aveva davvero appassionato, tanto che ero sempre alla ricerca di luoghi da svelare in questa chiave, che fossero contesti naturali o architettonici e che fungessero da cornice ai miei racconti.
Quanto è difficile mettere in scena la gioventù contemporanea per te che lavori tantissimo con la musica che ascolta l’ultima generazione?
È difficilissimo perché è una realtà molto composita, fatta di tante sottoculture, tendenze, modi di vivere. Nel video per Liberato, per esempio, la racconto per momenti comuni messi in scena in un mondo che è fuori da situazioni riconoscibili, in “non luoghi”, contesti privi di riferimenti geografici o temporali. E in totale assenza di giudizio. Mi interessa mostrare l'inquietudine che caratterizza la gioventù contemporanea non attraverso ragionamenti espliciti, ma per immagini metaforiche, evocative. In Carlito’s Way per Tropico immagino degli Adamo ed Eva del nostro tempo che si incontrano in un paradiso inquinato dall'industria petrolchimica che si vede all’orizzonte. In questo contesto, bellissimo e sfigurato al tempo stesso, guardo all'incontro tra queste due creature quasi mitizzandole, ne celebro i corpi, la loro unione. Nel dittico Geniale/ Non esiste amore a Napoli mostro invece due modi di vivere un rapporto autodistruttivo, una relazione tossica in cui si diventa vittime e carnefici. C’è nel video una rappresentazione della violenza che può essere letta come realistica o puramente simbolica.
Come nasce un tuo videoclip?
È la melodia, quasi mai il testo, a ispirarmi le immagini: un interno, un esterno, una luce, un colore… Parto da lì. Poi, memorizzata la canzone e la sua struttura, uso le liriche per keywords o frasi che mi suggeriscono elementi significativi. Ma dipende dal brano. Ovunque sarai, per esempio, è nato dalle parole di Irama: è un testo molto intimo, molto personale, sarebbe stato assurdo trasporlo secondo una visione che fosse diversa da quella da cui il pezzo ha avuto origine.
Per me è il più bel video italiano degli ultimi anni. Quanto è stato difficile imporre un lavoro così particolare per una canzone destinata a diventare una hit?
Non così difficile come altre volte: i discografici erano dalla mia parte dall'inizio. Irama era un po' restio, ma alla fine ha capito e ha abbracciato il progetto al 100%. È stato un video in cui ogni mia richiesta è stata esaudita. Una cosa veramente unica, non so come sia potuto accadere.

 


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