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Nei suoi quasi 60 anni di storia, il Festival ha prodotto e raccolto un’enorme quantità di pubblicazioni, documenti, foto e materiali video di incredibile importanza scientifica e storica.
PIERA DETASSIS SI RACCONTA SUL PALCO DI PIAZZA DEL POPOLO ALLA PRESENTAZIONE DI LA MESSA È FINITA, UN FILM CHE “SPEZZA” IL CUORE
SECONDO INCONTRO CON I REGISTI DEL CONCORSO PESARO NUOVO CINEMA, TRA CUI GIANMARCO DONAGGIO E ERYK ROCHA
GABRIELLA GALLOZZI HA PRESENTATO LA NUOVA EDIZIONE DI BOOKCIAK, AZIONE!, CON ZEROCALCARE PRESIDENTE DI GIURIA
Per il mini-ciclo “i film (che aprono) il cuore”, alla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, ieri è salita sul palco di Piazza del Popolo la presidente e direttrice artistica dell'Accademia del cinema italiano - Premi David di Donatello Piera Detassis per presentare il film da lei scelto, La messa è finita di Nanni Moretti. È stata l’occasione per parlare del film, ma anche per ripercorrere la carriera di una delle più importanti critiche e giornaliste cinematografiche del nostro Paese.
Piera Detassis, intervistata sul palco dal direttore della Mostra Pedro Armocida, ha ricordato, come aveva fatto Mereghetti prima di lei, come la Mostra abbia avuto un’influenza decisiva sulla sua formazione, in quanto è stato il primo festival in assoluto a cui abbia partecipato grazie ad un premio ricevuto per un corso di cinema tenuto dal suo nume tutelare, Gian Piero Brunetta. In particolare, ricorda ancora con chiarezza la folgorazione che ebbe nel vedere per la prima volta Germania Anno Zero di Roberto Rossellini sugli schermi pesaresi, ma più in generale ha elogiato il festival come un luogo di scoperte eccezionali, in grado di regalare emozioni importanti grazie alle possibilità di conoscenza e d’incontro che ha sempre fornito.
Essendo una delle poche donne in posizioni di rilievo all’interno delle istituzioni cinematografiche italiane, si è poi passati a parlare di un tema delicato come quello della parità di genere e dell’inclusione, partendo proprio dai suoi esordi, quando le donne che scrivevano di cinema erano poche e dovevano maturare professionalmente in un contesto molto difficile. Per questo motivo Detassis ha sempre cercato di battersi per la parità di genere - fuori e dentro al set - e ritiene che i passi avanti fatti negli ultimi anni siano stati importanti. A questo proposito ha ricordato la recente collaborazione nata tra i Premi David di Donatello e Netflix Italia con la creazione di un percorso di formazione per donne under 35 per incentivarne la presenza sui set italiani, soprattutto in posizioni dove sono ancora scarsamente rappresentate come regia, fotografia, montaggio e sonoro. Sempre in quest’ottica ha annunciato in anteprima sul palco della Piazza che dalla prossima edizione alcuni David cambieranno denominazione per garantire una maggiore inclusività.
Passando a parlare dell’opera da lei scelta, La messa è finita, Detassis la ha definita non come un film che “apre” il cuore, ma che lo “spezza” per il suo grande impatto emotivo e per il disagio generazionale che riesce a trasmettere alla perfezione. Per la critica/giornalista è stato un film decisivo in quanto ha segnato un passaggio fondamentale tanto nella filmografia di Moretti, tra quello della prima fase e quello maggiormente narrativo, quanto per tutto il cinema italiano, facendo un po’ da manifesto per un ritorno alla centralità del racconto nel nostro cinema. La profonda umanità con la quale Moretti ritrae i personaggi, infatti, riflette per lei il raggiungimento di una maturità stilista e narrativa che rende il film uno dei più riusciti del regista romano.
Nella mattinata, invece, gli incontri al Cinema Astra si sono aperti con il Q&A con quattro registi in Concorso, moderato dal direttore Pedro Armocida. A seguire, è stato presentato il premio Bookciak, Azione! con la proiezione di due cortometraggi. Ha aperto il Q&A, collegata dalla Corea del Sud, Minjung Kim in concorso con The red filter is withdraw. Le grotte naturali e i bunker dell’isola di Jeju figurano come trauma storico, conseguenza dello sfruttamento militare del luogo, ma anche come metafora tra paesaggio naturale e forme semantiche del cinema. Riporta l’autrice: «È molto difficile guardare un luogo senza idee preconcette e ricavarne invece un'osservazione oggettiva».
L'incontro con gli autori è proseguito con l’intervento di Luiza Gonçalves, regista argentina, e la presentazione del suo A banana tree is no coincidence. Racconto che ha per oggetto la coltivazione di alberi di banano come metafora di una preservazione identitaria di un popolo che chiede aiuto, nonché riflessione su un passato coloniale. Riguardo le tecniche di realizzazione, l’autrice ha mescolato pratiche eterogenee: «È importante coniugare diverse forme cinematografiche, artistiche e sonore […] sapevo che volevo utilizzare tante tecniche e volevo scoprirle in corso d'opera». Infatti, ai più moderni strumenti di ripresa ha alternato brevi frame colorati che ricordano le stesse tecniche artigianali usate per la colorazione del vetro.
A seguire, è intervenuto in presenza il regista italiano Gianmarco Donaggio, rispondendo alle domande sul suo cortometraggio Manifestarsi. A moderare l’incontro è stato il selezionatore Anthony Ettorre. L'autore ha raccontato le sue esperienze formative in ambito artistico; la sua vicinanza al mondo della direzione della fotografia nonché il suo immenso amore per la sperimentazione e la ricerca. Donaggio ha sottolineato come per lui la cosa importante sia stata liberare il testo audiovisivo dalle sovrastrutture e dai “concettualismi artistici”, tanto visivi, quanto uditivi: «Tutto è partito dall'attrazione verso i vecchi manifesti, in cui l'immagine ormai si è persa e attraverso la costruzione dell'ottica questa immagine viene ricostruita». Donaggio ha infine rimarco l’importanza del suono, troppo spesso trascurato ed è infatti stato autore anche delle musiche, sintetizzate elettricamente.
Ha concluso l'incontro con gli autori Eryk Rocha, regista di Edna, in collegamento da San Paolo; con la moderazione di Paola Cassano. L'intervento è stato preceduto da un commosso omaggio di Bruno Torri al grande Glauber Rocha, padre del regista. Ringraziando Torri per le sensibili parole, Rocha ha voluto rimarcare l'importanza storica che la Mostra del Nuovo Cinema ha avuto per il cinema brasiliano e, in generale, per quello sudamericano. Edna è il racconto di una donna realmente esistita e della sua terra costruita sul massacro e sulle rovine. Fu l’incontro con la protagonista a far nascere il film: «Tutta la ricerca precedente è stata importante, ma il rapporto con la donna è stata la radice del lavoro […] il film è un'estensione della resistenza di Edna, della sua poesia, dei suoi scritti e del dolore subito». Ha poi preso la parola Adriano Aprà, che ha voluto esprimere un ultimo omaggio al padre Glauber e al Cinema Novo.
La seconda e ultima parte del matinée, presentata dal direttore Pedro Armocida si è conclusa con l’incontro con Gabriella Gallozzi, fondatrice del premio Bookciak Azione!, nato nel 2012. Vengono scelti ogni anno dei testi selezionati da editori indipendenti, da cui poi vengono tratti dei cortometraggi. Il tema di quest’anno è la “resistenza” e il presidente di giuria sarà il fumettista Zerocalcare. Sono stati infine presentati i trailer di due corti in concorso per il premio: Tempo fermo, ispirato al libro Gli occhi degli alberi e realizzato dalle donne della casa circondariale del carcere di Rebibbia e Tutti i giorni della mia vita, ispirato all'omonimo libro di Abbie Greaves.
IN PIAZZA L’ATTESO FILM DEL CONCORSO
THE WITCHES OF THE ORIENT DI JULIEN FARAUT
PROIEZIONE SPECIALE DI LUMINA DI SAMUELE SESTIERI
Sarà una giornata ricca di appuntamenti quella di giovedì alla 57° edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, a cominciare dagli incontri mattutini al Cinema Astra, dove si terrà alle 10.00 il primo dei due appuntamenti con L’immagine e il suo doppio, una tavola rotonda (virtuale) con le produttrici europee Marta Donzelli, Filipa Reis, Valerie Delpierre e Christine Gozlan, alla presenza della curatrice Glenda Balucani e della moderatrice Lucia Milazzotto. Alle 11.30, invece, nuovo appuntamento con i registi del Concorso, per un Q&A con Luca Ferri (in presenza) e Lynne Sachs (da remoto).
Come al solito le prime proiezioni si svolgeranno al Teatro Sperimentale alle 15.30, quando si terrà la personale dell’animatore Michele Bernardi, anche autore del manifesto, in presenza dell’autore e in compagnia del curatore Pierpaolo Loffreda. Alle 17, invece, saranno presentati due film del Concorso: Patrick dello scozzese Luke Fowler e One Thousand and One Attempts to Be an Ocean di Yuyan Wang. Alle 17.45 Samuele Sestieri porterà a Pesaro in anteprima italiana il suo primo lungometraggio solista, Lumina, alla presenza anche della protagonista Carlotta Velda Mei. Alle 21 continuerà invece l’omaggio a Liliana Cavani con la proiezione di Interno Berlinese (1985).
Appuntamento imperdibile in Piazza del Popolo quando si susseguiranno, dalle 21.30, la proiezione del videoclip Foreplay di David Blank & pnksand + il romantico alla presenza della regista Delia Simonetti; l’evento dedicato a Emergency - il charity partner ufficiale del festival - con la proiezione del corto Capitan Didier di Margherita Ferri, presentato dalla sceneggiatrice Roberta Palmieri e, infine, uno dei film più attesi del Concorso PNC, ovvero The Witches of the Orient di Julien Faraut, che presenterà il film in collegamento. Per il Cinema in spiaggia, invece, alle 21.30 sarà proiettato Il bidone di Federico Fellini, in una delle prime collaborazioni con Giulietta Masina.
Al Centro Arti Visive – Pescheria alle 16.00 si terrà il laboratorio Ti racconto un racconto. Storie brevi per bambine e bambini frettolosi a cura della libreria Le Foglie d’Oro, a cui seguirà alle 18.00 una selezione di cortometraggi italiani per bambini di vari autori. Per Open Access Cinema, invece, Gina Telaroli presenterà alle 16.00 su Zoom il percorso Visioni private come esperienza attiva nell’attuale fase pandemica e oltre.
LE “STREGHE D’ORIENTE” CONQUISTANO LA PIAZZA DI PESARO
EMERGENCY PRESENTA CAPITAN DIDIER DI MARGHERITA FERRI
LUCA FERRI E LYNNE SACHS RACCONTANO I LORO FILM IN CONCORSO
È stato presentato ieri sera in Piazza uno dei film più attesi del Concorso della 57° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, ovvero The Witches of the Orient, il nuovo documentario “sportivo” con il quale Julien Faraut torna a Pesaro due anni dopo il successo di John McEnroe - L’impero della perfezione, con cui aveva vinto sia il premio della giuria professionale sia di quella degli studenti.
Come ha ricordato il direttore della Mostra Pedro Armocida sul palco, quello era stato il lancio italiano di un film che avrebbe poi raccolto numerosi consensi e la distribuzione nelle sale, e ha quindi augurato a questa nuova opera, sempre in anteprima italiana, di intraprendere lo stesso fortunato percorso, essendosi già assicurata la distruzione grazie a Wanted Cinema. Julien Faraut, in collegamento dalla Francia, ha prima ricordato i bei momenti passati a Pesaro e nelle sue gelaterie: («i francesi sanno fare tante cose, ma mi mancano i vostri gelati»), per poi introdurre con ironia le sue “streghe”, interrogando il pubblico e spiegando come in questo caso non si tratta né di una figura alla Anjelica Houston in Chi ha paura delle streghe?, né di quelle che volano in cielo su una scopa come in Kiki - Consegna a domicilio di Miyazaki. Le sue “streghe d’Oriente” sono quelle della nazionale femminile di pallavolo giapponese e della loro incredibile cavalcata alla conquista delle Olimpiadi di Tokyo 64, così soprannominate dalle rivali sovietiche.
Una storia fatta di sofferenza e sacrificio, in cui un gruppo di ragazze che poi costituirà il nucleo della nazionale giapponese lavorava ogni giorno in una fabbrica tessile per poi sottoporsi fino a notte inoltrata a massacranti allenamenti per la squadra di pallavolo dell’azienda, sotto l’occhio vigile e severo di un allenatore dai modi militareschi. Faraut ha scoperto questa storia dieci anni fa grazie a un allenatore di pallavolo e ha potuto approfondirla nel tempo lavorando nell’archivio filmico dell’Institut National du Sport francese. La vicenda lo ha colpito a tal punto da arrivare a maturare la convinzione di realizzare questo film non solo per diffonderne la storia ad un pubblico internazionale, ma soprattutto come “omaggio” alle atlete stesse. Già entrate nell’immaginario collettivo giapponese, infatti, questa mitica squadra ha ispirato una serie di cartoni animati e fumetti poi sbarcati con successo anche in Italia, primo fra tutti Mimì e la nazionale della pallavolo, di cui Faraut riprende numerose sequenze per sovrapporle a quelle delle reali partite della nazionale. A queste si mescolano, con un preciso occhio da archivista e da storico, ma anche con grande ricercatezza formale, interviste ad alcune delle superstiti di quella squadra e numerosi filmati d’epoca.
In precedenza la serata era stata aperta da un evento dedicato a EMERGENCY, da quest’anno charity partner ufficiale della Mostra, con la proiezione di Capitan Didier, il corto prodotto da LYNN, la divisione tutta al femminile di Groenlandia (Matteo Rovere). A presentarlo sul palco, oltre a Michela Greco di Emergency, c’erano anche la regista Margherita Ferri, la sceneggiatrice Roberta Palmieri e la compositrice delle musiche Alicia Galli. A essere intervista per prima è stata la sceneggiatrice, dalla quale è partito l’intero progetto in quanto vincitrice della seconda edizione del concorso “Una storia per Emergency”. Palmieri ha raccontato come abbia voluto dare voce agli invisibili della nostra società quali sono le figure dei rider, per aiutare il pubblico a pensare che la storia e la vita di molti dei migranti che arrivano dal Mediterraneo non si esaurisce solo nel loro tragico viaggio e nel loro approdo in Europa. Una storia che ha richiesto una grande sensibilità nella messa in scena realizzata da Margherita Ferri, al momento impegnata sul set di una serie Amazon Prime, in grado di restituire grandi emozioni, alle quali contribuiscono anche le musiche di Galli che ha liberamente ri-arrangiato sonorità tipiche dell’Eritrea.
In mattinata invece c’è stato il consueto incontro con i registi del Concorso Pesaro Nuovo Cinema e la Mostra ha avuto il piacere di accogliere in presenza uno dei tre italiani in gara, Luca Ferri, che a Pesaro ha presentato il suo nuovo lavoro Mille Cipressi, con il quale prosegue il suo percorso di ricerca sull’immagine iniziato con Abacuc e proseguito con altre opere presentate a Venezia, Berlino e Locarno. Il corto segue un uomo in visita alla Tomba Brion, nel complesso funebre monumentale realizzato dall'architetto italiano Carlo Scarpa, nel cimitero di San Vito, in provincia di Treviso. «Non è un film sull'architettura, ma sul senso delle cose, sul perché stiamo al mondo». La serrata ricerca formale del regista, che riprende in 4:3 una serie di dettagli della tomba, avvia una riflessione sul nostro modo di conoscere e vedere il mondo: «La mancanza di un'inquadratura totale dell'opera di Scarpa serve a rimarcare l'impossibilità di poter cogliere la sua integralità». Questa scelta segna l'allontanamento da una visione superficiale, che deve lasciare spazio ad una penetrazione profonda di ciò che si guarda. «Non esiste il nuovo», ha spiegato rispondendo ad una domanda, «ma solo una ripresa cosciente del classico»; esattamente come dichiarò lo stesso Scarpa, le cui parole sono state riprese da Ferri per la voce narrante di Assila Cherfi.
La poetessa e regista Lynne Sachs ha poi partecipato in collegamento da New York alla seconda parte dell’incontro per parlare di Film About a Father Who, il suo nuovo lungometraggio presentato in concorso. Il film è un documentario autobiografico e racconta la complessa figura del padre della regista, Ira Sachs Sr., utilizzando materiali eterogenei raccolti nel corso di più di trent’anni: «Ogni volta che io e mio padre ci siamo trovati insieme, nell'arco di trent'anni, io filmavo. Il risultato sono ore e ore di girato in pellicola 8mm e 16mm, in video e in digitale». Nel corso della sua vita l’uomo ha avuto numerose donne dalle quali sono nati nove figli. Attraverso questo home movie, la regista attua il tentativo di comprendere, analizzare e confrontarsi con la sfuggente figura paterna e con quella dei vari fratelli. L’obiettivo, come ha affermato Sachs, è quello di mettere in relazione la sua memoria con quella degli altri figli di Ira per tentare di afferrare la personalità del padre: «Volevo fare un film che indagasse i vari modi che ognuno di noi utilizza per capire una persona e mostrare come si possa giocare con essi». Infine, la regista ha voluto sottolineare come la scelta di usare il generico "a father" nel titolo, oltre a essere un omaggio a Film About a Woman Who... di Yvonne Rainer, fosse un invito rivolto a tutti gli spettatori a riflettere sulle proprie famiglie per confrontarsi con quella «figura misteriosa che i genitori possono a volte rappresentare per i propri figli».
FILM DI CHIUSURA: IN ANTEPRIMA MONDIALE LA VERSIONE RESTAURATA DI AL DI LÀ DEL BENE E DEL MALE DI LILIANA CAVANI E IN MATTINATA UNA TAVOLA ROTONDA DEDICATA
IN PIAZZA LA CERIMONIA DI PREMIAZIONE CONDOTTA DA MIRIAM GALANTI
LA PERSONALE DI UOLLI E IL PROGETTO FINITE RANTS DI FONDAZIONE PRADA
Si conclude domani, sabato 26, la 57° edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro che si aprirà come di consueto al Cinema Astra per l’ultimo dei Q&A con i registi del Concorso e che vedrà protagonista alle 10 il georgiano Alexandre Koberidze, mentre alle 11 seguirà l’attesa tavola rotonda su Liliana Cavani alla quale parteciperanno la regista insieme a Pedro Armocida, Francesca Bagnoli, Sergio Bruno, Paola Casella, Italo Moscaro e Cristiana Paternò.
Alle 15.30, invece, al Teatro Sperimentale ci sarà, all’interno della nuova sezione Vedomusica, la personale dedicata al regista di videoclip UOLLI, alla presenza di quest’ultimo e del curatore della sezione Luca Pacilio. Si proseguirà alle 17 con i nove saggi visuali realizzati per il progetto Finite Rants di Fondazione Prada da vari artisti come Brady Corbet, Bertrand Bonello e Alexander Kluge, mentre alle 18 ci sarà la proiezione speciale di Pino, il documentario finalista ai David realizzato da Walter Fasano, anche giurato del Concorso. Per il Cinema in spiaggia verrà invece proiettato alle 21.30, ai Bagni Agata, il film Ginger e Fred (1986) di Federico Fellini, a conclusione dell’omaggio a Giulietta Masina.
Grande appuntamento finale in Piazza del Popolo, dove Miriam Galanti condurrà, a partire dalle 21.30, la cerimonia di premiazione che vedrà assegnare i premi delle due giurie del Concorso Pesaro Nuovo Cinema, i premi dei concorsi collaterali Vedomusica e (Ri)Montaggi, il Premio del pubblico assegnato dagli spettatori di MyMovies e il Premio Lino Miccichè per la critica cinematografica. La serata sarà impreziosita dall’omaggio alla documentarista Cecilia Mangini, scomparsa quest’anno, con la proiezione del corto Quando vedrete il mio caro amore di Alessandro Scippa e culminerà poi con l’anteprima mondiale della versione restaurata da CSC - Cineteca Nazionale e Istituto Luce Cinecittà (con la supervisione della regista) di Al di là del bene e del male, film di chiusura che corona l’evento speciale dedicato a Liliana Cavani.