Il workshop prevede:
Breve introduzione alla pratica del filmare in Super 8
Ripresa collettiva di due bobine
Allestimento della camera oscura e sviluppo collettivo delle pellicole girate
Introduzione al montaggio della pellicola e alla proiezione Super 8
Il workshop si terrà in inglese e italiano, ed è riservato a un massimo di 10 partecipanti.
L'iscrizione ha un costo di 50€ che comprende tutto il necessario per girare e sviluppare le pellicole, e include l'accredito e le pubblicazioni del festival.
Per ulteriori informazioni e iscrizioni scrivere a:
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a cura di Karianne Fiorini e Gianmarco Torri
Più il Super 8 (vero o simulato) si sposta al centro, diventa vintage, integrato in spot, celebrato in festival di cinema sperimentale sempre meno interessati e attenti alla sua vocazione tellurica e di trasformazione (umana e) sociale, più bisogna difenderne la storia, la sua appartenenza a forme di cinema marginali ed extra-industriali, a una minoranza di filmmaker e artisti che ne ha fatto per necessità lo strumento specifico di rappresentazione della propria vita, della propria esistenza, del proprio punto di vista sul mondo.
Uno strumento economico e democratico (in fondo ancora oggi, se abbracciamo il do-it-yourself dei laboratori d'artista sparsi per il mondo – www.filmlabs.org – come faremo a Pesaro), maneggevole e quotidiano, dove la perizia tecnica può essere ridotta all'essenziale per abbracciare gli elementi più personali (lo sguardo, il ritmo, il punto di vista, il gesto...), producendo comunque infinite forme da un unico – semplicissimo – premere il pulsante.
È (anche) per questo che abbiamo deciso quest'anno di invitare a tenere un workshop sulla pratica del filmare in Super 8 il filmmaker olandese Jaap Pieters, "The Eye of Amsterdam", che nel suo lungo percorso artistico, esclusivamente dedicato al più piccolo dei formati in pellicola, con il suo sguardo empatico e in ascolto, attento ai piccoli movimenti del reale, ha saputo raccontare più di chiunque altro i margini reali di una società e di un mondo abituato a distogliere l'occhio da tutto quello che non è produttivo.
In più di 500 pellicole girate a partire dagli anni Ottanta – oggi riemerse e in corso di analisi e recupero grazie a un progetto curato da chi scrive in collaborazione con l'Eye Film Museum di Amsterdam – e in migliaia di fotografie, Jaap Pieters ha documentato ininterrottamente la sua vita, quella dei suoi amici, delle persone che si muovevano intorno a lui, e al tempo stesso i bordi della società, i suoi angoli invisibili, gli homeless instancabilmente osservati dalla sua finestra o nelle strade del mondo, così come i piccoli movimenti degli oggetti e della luce ai margini di ogni inquadratura che diventano astratti quadri in movimento e che rimandano a un fuori campo esistenziale, a uno sguardo laterale sempre presente e sottinteso.
Una diversa scuola (ed etica) dello sguardo che mette al centro la (presa di) posizione di chi filma, sia come punto di vista dal (e sul) centro di un gruppo sociale determinato, sia come capacità di cogliere (senza mai cercare, senza mai voler fare un film a priori) in ciò che si muove intorno a lui ciò che lo tocca, in cui si riconosce o riconosce il proprio essere altro dal mondo.
Il cinema sperimentale torna così a essere non solo l'elaborazione della forma, la costruzione/esplorazione di un mondo espressivo e percettivo altro e alternativo, ma anche la rivendicazione di un'appartenenza altra, di una scelta di campo (politica ed esistenziale), di un interesse per quello che si muove nei margini della società, e di cui è essenziale tenere traccia e comprendere a fondo perché forse è l'unica via d'uscita dal cul de sac (economico, sociale, culturale) in cui ci ha portato l'attuale modello di pensiero e di sviluppo.
Un cinema che proprio grazie a questo, e forse solo per questo, perché indissolubilmente legato a radicali scelte di vita e ad altrettanto radicali prese di posizione politiche, speriamo irriducibile a qualunque spettacolo e a qualunque mercato.
Il workshop si concentrerà sulle nozioni base di ripresa e sviluppo e sulle possibilità creative del filmare in Super 8, e prevede la realizzazione di un film collettivo girato dai partecipanti con la guida di Jaap Pieters.
Il workshop si concluderà con lo sviluppo manuale delle pellicole girate dai partecipanti, grazie all'intervento di Livio Colombo, a sua volta filmmaker e artigiano del Super 8, che illustrerà anche i principi e gli strumenti per lo sviluppo delle pellicole.
Nell'ultima giornata, i film realizzati verranno proiettati in pellicola al pubblico del festival, insieme ad alcuni lavori in Super 8 di Jaap Pieters e Livio Colombo.
a cura di Jaap Pieters
Per me l’essenza del cinema (O del filmare) è VEDERE in senso passivo & l’opposto del GUARDARE. O con le parole di Maurice Merleau-Ponty: come il dipinto (o qualsiasi altro oggetto) “viene verso di te”, “volendo essere visto” & in questo modo io rimango “toccato o com-mosso”. In quel senso, “il cacciatore va ucciso (in noi)” e il raccoglitore o collezionista (Walter Benjamin) va attivato.
La mia strategia è di essere “passivo” o “neutro” & VEDERE che cosa mi viene incontro & stare in allerta su ciò che mi com-muove & dovrei decidere solo a questo livello intuitivo se “filmare o non filmare” (vivere o non vivere) ad esclusione della Ragione o della Logica (& sigillare completamente quella parte del cervello) a livello “dell’avere senso” o “dare significato” o “avere uno scopo”, o tutti quegli elementi che gestiscono questa società (capitalista). Bisognerebbe fermare prima la determinazione dell’“utile o inutile” da parte di questa società materialistica!
NON CI SONO CONCETTI! Che si tratti di durata (una bobina) o di montaggio o di luce: ci sono solo gli strumenti dati (macchina da presa – cassetta – pellicola di 15 metri: in b&n o a colori e la quantità di luce & di fotosensibilità della pellicola) sebbene la Consapevolezza del Tempo sia essenziale nel senso di: Movimento = Tempo oppure Tempo = Movimento (della Luce) – la terra “si muove” attorno al sole (= Luce) & ruota sul suo Asse & noi proveremo a catturare i nostri frammenti di ciò!
a cura di Livio Colombo
Usare il Super 8 corrisponde per me a questa mania un po' insana e autarchica che sta nel compiere anche tutto quello che segue al guardar nel buco e spingere il pulsante (atto che poi - ridotto all'osso - è forse l'essenza stessa del gesto cinematografico): sviluppare la pellicola, osservarla controluce ancora bagnata per scoprire il movimento sezionato, metterla nel proiettore e lasciare che diligentemente lo ricostruisca e lo scongeli.
TUTTE LE PROIEZIONI SONO GRATUITE