SOTTERRANEA
Soggetto e Regia: Manfredo Manfredi Fotografia: Franco Zambelli Collaboratori: Francesca Bolic, Fausta D’Eufemia, Paola Latrofa Musica: a cura di Aldo Raparelli Produzione: Corona Cinematografica Durata: 11’ Origine: Italia, 1972, col. Tecnica: Cel Animation, fotografie, riprese dal vero in negativo
Le fantasticherie di un uomo che durante un viaggio in metropolitana evade dalla disumanizzante e claustrofobica routine quotidiana.
La pittura e l’animazione sono le pratiche espressive che contraddistinguono la carriera artistica di Manfredo Manfredi. Sul finire degli anni Cinquanta lavora come pittore e scenografo per il teatro e la televisione. Negli anni Sessanta e Settanta realizza numerosi cortometraggi animati per la Corona Cinematografica e per la Cineteam: alcuni di chiara denuncia sociale ispirati a fatti di cronaca, altri più propriamente autoriali, che lo portano con Dedalo a vincere il Festival d’animazione d’Ottawa e a ricevere una nomination agli Oscar. Negli anni Ottanta realizza principalmente special televisivi, spot pubblicitari e sigle TV. Negli anni Novanta torna al cortometraggio d’autore confrontandosi con adattamenti letterari: Il canto XXVI dell’Inferno da Dante Alighieri e Le città invisibili da Italo Calvino. Dopo anni dedicati interamente alla pittura nel 2018 dirige un nuovo corto animato: Lo spirito della notte.
Filmografia
L’albero (co-regia Guido Gomas), 1963
Ballata per un pezzo da novanta (co-regia Guido Gomas), 1965
Terun, un treno dal sud (co-regia Guido Gomas), 1966
Sonata per violino solo (co-regia Guido Gomas), 1967
La spaccata (co-regia Guido Gomas), 1967
Su sambene no est aba (co-regia Guido Gomas), 1968
Rotocalco, 1969
K.O., 1969
Il muro, 1970
I lupi e gli agnelli, 1970
Sotterranea, 1971
La maschera della morte rossa (co-produzione Zagreb film – Corona Cinematografica), 1971
La gatta (co-produzione Zagreb film – Corona Cinematografica), 1973
Sotterranea, 1973
Uva salamanna, 1974
Nuvole, 1975
Immagini, 1976
Dedalo, 1976
Ten to survive, 1979
L’eroe dei due mondi (inserto in animazione del film omonimo di Guido Manuli), 1993
Canto XXVI° dell’Inferno di Dante, 1997
Le Città Invisibili, 1998
Il sogno di Aida (inserto in animazione per Aida degli alberi di Guido Manuli), 2001
Lo spirito della notte, 2018
Manfredo Manfredi. Un animatore dei nostri tempi (a cura di Giacomo Ravesi)
Nell’ambito dell’animazione italiana il cinema di Manfredo Manfredi rappresenta uno dei rari casi di fertile e duratura relazione tra lavori d’artista e industriali. Alternando opere su commissione ad altre più propriamente autoriali, Manfredi sviluppa dagli anni Sessanta a oggi una corposa e variegata produzione – composta da corti sociali, d’autore, sigle televisive, spot – capace di costruire, pur nelle richieste del mercato, una poetica figurativa personale e innovativa, particolarmente attenta all’aspetto pittorico e alla sperimentazione di diverse tecniche d’animazione.
Fin dagli esordi la stretta relazione tra pittura e animazione è la caratteristica più significativa della sua ricerca espressiva. Dopo aver, infatti, realizzato la famosa sigla di Carosello (1962) – noto contenitore televisivo pubblicitario di assoluto successo popolare della televisione pubblica – Manfredi dirige insieme a Guido Gomas una serie di cortometraggi per la Corona Cinematografica di esplicita denuncia sociale. Si tratta di lavori ispirati a fatti di cronaca prevalentemente violenti e con una forte connotazione regionale (ambientati in Sicilia, in Sardegna, nel Sud Italia), in cui la denuncia civica e civile sembra affiancarsi al cinema d’impegno politico di registi di cinema dal vero come Francesco Rosi, Elio Petri, Damiano Damiani, Giuliano Montaldo. Ballata per un pezzo da novanta (1965) è un’opera che ben esemplifica questa prima fase, in quanto testimonia la lotta alla mafia attraverso la vicenda di Serafina Battaglia: prima donna a rompere l’omertà contro la criminalità organizzata siciliana.
Dopo aver sciolto il sodalizio con Gomas, Manfredi inizia a lavorare da solo superando anche il macchinoso sistema a fasi dell’animazione tradizionale, che implica la collaborazione di diversi assistenti. Nei lavori di fine anni Sessanta e inizio anni Settanta l’animatore mantiene vivo l’interesse verso l’aspetto sociale ma con una maggiore libertà espressiva, che gli consente di abbandonare le rigidità narrative a favore di un libero fluire di associazioni visive e che rivela una connotazione quasi metafisica e concettuale della sua ricerca. In K.O. (1969), ad esempio, la storia è presentata mediante il flusso di coscienza di un ex-pugile che ripensa con malinconica amarezza al tempo degli incontri e prepara il proprio suicidio. Ancor più esplicito in questo processo di allontanamento dalle strutture narrative tradizionali è Rotocalco (1969) che sfrutta l’eterogeneità tematica, tipica della forma giornalistica del rotocalco, per creare un film dichiaratamente pop, dove si assommano con stridente ironia molti riferimenti all’attualità di quegli anni. Sotterranea (1972) persegue invece una critica alla società dei consumi attraverso la storia di un uomo che durante un viaggio in metropolitana evade dalla disumanizzante e claustrofobica routine quotidiana attraverso una fantasticheria a occhi aperti dai tratti psichedelici.
Nel 1976 Manfredi chiude anche la collaborazione con la Corona Cinematografica e diviene socio della Cineteam. È qui che realizza Dedalo (1976): uno dei suoi film più rappresentativi e che apre emblematicamente una nuova fase e un rinnovato discorso cinematografico. Composto da disegni su carta dai forti contrasti chiaroscurali, il film esprime una tensione metafisica attraverso un raffinato equilibrio grafico e una trama onirica che evidenzia una chiara dimensione autoriale e d’artista. Trasformando direttamente il disegno sotto la macchina da presa, Manfredi costruisce un labirinto memoriale e psicoanalitico intorno alle visioni angosciose suscitate in un uomo dal socchiudersi di una finestra. Opera dagli echi antonioniani, Dedalo si propone di scandagliare l’ambiguità delle cose attraversando le apparenze e preservando quel senso di mistero che c’è dentro ogni immagine: la paura di riconoscersi e il desiderio di nascondersi davanti agli altri e a se stessi.
È figlio della stessa tensione espressiva anche Immagini (1976), che, seppur riprendendo temi e stilemi di Rotocalco, li rielabora con una maggiore libertà d’esecuzione. I riferimenti all’attualità perdono, infatti, i loro connotati cronachistici per estendersi in una più profonda riflessione sul senso del vedere e del creare immagini. Mediante l’uso interrelato di fotografie e disegni che vengono elaborati cancellando e ridisegnando continuamente i tratti figurativi si genera una struttura metamorfica basata sulla concatenazione di libere associazioni mentali.
Confrontandosi con le animazioni realizzate negli anni ’60 e negli anni ’70 da Manfredo Manfredi, il programma vuole testimoniare il percorso di uno degli animatori italiani più attenti ai cambiamenti sociali e culturali occorsi nel proprio tempo. Le animazioni di Manfredi ci appaiono oggi come lo specchio, al tempo stesso, opaco e riflettente, traslucido e deformante di questioni sociali e individuali, di ottiche razionali ed emozionali, di riferimenti culturali, cinematografici e pittorici, che emergono da uno fondo di enigmaticità, animati dal mistero e dal desiderio di continuare a “dar vita” alle immagini.
L’evento si inserisce all’interno del Progetto PRIN Bando 2022 – Progetti di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale: La "Golden Age" dell'animazione italiana dal boom economico agli anni di piombo (1957-1977) – Università degli Studi Roma Tre, Accademia di Belle Arti di Roma.elena Girón e Samuel M. Delgado
TUTTE LE PROIEZIONI SONO GRATUITE