Paolo Spaccamonti & Ramon Moro sonorizzano DIE PUPPE di Ernst Lubitsch, 1919
Paolo Spaccamonti: chitarra, synth
Ramon Moro: tromba, flicorno
Spaccamonti & Moro, dopo la fortunata sonorizzazione di Vampyr (C. T. Dreyer) prodotta nel 2018 dal Festival di Pesaro (insieme al Museo del Cinema di Torino) tornano insieme sul luogo del delitto per musicare uno dei film più vivaci e grotteschi del 1919. La bambola di carne è infatti un vero e proprio gioiello di humour nero e anti-misoginia, governato da un Ernst Lubitsch in stato di grazia, che sfoggia tutta la sua sfrenata creatività tra mal-celato erotismo e un pizzico di anticlericalismo.
Paolo Spaccamonti. Chitarrista e compositore torinese. Collabora con eccellenze del panorama musicale italiano e internazionale: Jochen Arbeit degli Einstürzende Neubauten, Stefano Pilia, Roberto “Tax” Farano dei Negazione. Dischi ai quali si aggiungono numerosi lavori per reading, teatro, cinema e sonorizzazioni dal vivo di film muti. Tra le tante collaborazioni dal vivo suona con Ben Chasny, Jim White, Julia Kent, Damo Suzuki, Emidio Clementi, Enrico Gabrielli. Nel 2023 è stato impegnato nel fortunato tour teatrale di "Lazarus", musical scritto da Enda Walsh e David Bowie. A fine aprile 2024 è uscito il suo nuovo disco solista, Nel torbido. paolospaccamonti.com
Ramon Moro. Vive e lavora a Torino. Compositore e musicista che vanta diverse collaborazioni tra cinema, teatro, danza e arte contemporanea. Di rilievo gli interventi live sulle opere di Richi Ferrero, gli artisti Botto e Bruno, Masbedo e Alessandro Sciaraffa. Da oltre quindici anni collabora con il chitarrista/compositore Paolo Spaccamonti: oltre ai numerosi concerti in duo, lavorano insieme su sonorizzazioni dal vivo, fra cui la sonorizzazione del film Vampyr. Insieme a Spaccamonti ha composto le musiche del film I cormorani del regista Fabio Bobbio. ramonmoro.com
10 anni di Muro nudo e puro, di programmazione selvaggia e ragionata, di proposte illustri e irrinunciabili. Uno spazio di sperimentazione nato in embrione nel 2015. Ma poi al Muro si sono avvinghiate immagini come edera in primavera, e i suoni si sono liberati come in sentieri notturni illuminati da lucciole impazzite. Fino a diventare un appuntamento imprescindibile seppur mutante e mutevole. I sensi vengono liberati in uno spazio in cui vengono riscattate suggestioni, nutriti da sguardi trepidanti, foraggiati da immaginari preziosi. Inedite anteprime psico-temporali, esperienze uniche che tra improvvisazioni, sincronizzazioni chirurgiche e sperimentazioni emozionali hanno sublimato l'irreale per farne... una realtà. Palazzo Gradari, il tempio dell'immaginifico. Le 5 tappe, tra luce e abisso, nel 2024 danno voce a esperienze estemporanee originali e per questo assolute. Superato il crepuscolo “2015-2024” il Muro del Suono è pronto a spiccare il volo.
Anthony Ettorre
Abbiamo guardato negli occhi questi 10 anni passati a proiettare immagini sul Muro di Palazzo Gradari. Abbiamo accarezzato il profilo di musiciste e musicisti, intrecciati a registi del passato e del presente, fra le mosse ragionate di attori e attrici o immersi in immagini pure e libere da ogni storia. Abbiamo messo in fila tutti i nostri desideri. E sono uscite queste 5 serate, fatte di 5 sonorizzazioni inedite, diversi incontri inaspettati, animali, calciatori, bamboline. Il filo conduttore, da non toccare a mani nude, è probabilmente la dolce dissoluzione dell'identità, quando diventa troppo rigida e ci rende spigolosi e feroci. Probabilmente è anche la voglia di parlare sul serio del gioco e del giocare, liberandoci dalla banalità fascista che sia «roba per bambini e bambine». Attendiamo analisi critiche. Non vogliamo smettere mai.
Vittorio Ondedei
Il “Muro del Suono” ha rovesciato il significato che questo oggetto, solido e verticale, il muro, porti con sé l’idea di bloccare, filtrare, respingere, separare, difendere, chiudere.
Le immagini e i suoni che negli anni sono stati riprodotti su quella superficie hanno fatto sì che quel muro si sgretolasse e che fosse abbattuto, ogni volta.
Il miracolo si ripete puntualmente con lo stesso entusiasmo e con lo stesso desiderio.
Il muro diventa liquido e noi possiamo oltrepassarlo. Al di là di esso c’è l’infinito. A Palazzo Gradari la funzione divisiva del muro non ha avuto modo di esistere. Mai.
Giuliano Antinori
TUTTE LE PROIEZIONI SONO GRATUITE